Tuesday, December 29, 2009

IL PARTITO DELL’AMORE ? ***




Ormai ha saputo convincere una buona parte degli italiani. Il Presidente Silvio Berlusconi (al quale invio i miei auguri di buon anno) fortunatamente in netta ripresa dopo la brutale aggressione, a prescindere dalle sue doti di abile imprenditore, è soprattutto un comunicatore straordinario. Io, come uomo comune della strada, lo rispetto ma non posso fare a meno di criticarlo.
In fondo la sua strategia è molto semplice. Prima di tutto ha saputo accostare la incitazione istintiva espressa nel grido di “FORZA ITALIA!” sulla bocca di tutti gli italiani durante qualsiasi evento legato al prestigio del nostro Paese (sportivo e non). Incitazione di cui si è appropriato legandola al partito da lui creato quando scese nell’arena politica.
Ha poi colorato di azzurro i suoi slogan e le sue bandiere perché non vi fosse alcun dubbio sulla intenzione di conquistare, come in una operazione di marketing, la parte più stanca e meno sofisticata del popolo italiano da troppo tempo nauseata dal “teatrino della politica”.
I suoi slogan sono stati e sono molto chiari e diretti a quel pubblico che gli assicura il consenso, la forza politica e il diritto di governare.
Ora ha lanciato il PARTITO DELL’AMORE in contrapposizione a quello dell’ODIO. Allora io sottoscritto, comune uomo della strada, siccome appartengo a quella parte di italiani che non condividono le idee e la politica della destra dovrei essere del partito dell’Odio ? Ma ecco le risposte dei portavoce del Pdl che mi concedono, bontà loro, una speciale “indulgenza”: non sei dell’ODIO se accetti il dialogo con noi. -Dialogare… in che senso ? - Se ci fai riformare la giustizia nel senso giusto. - Quale sarebbe il senso giusto ?-Condividere e approvare le leggi che voi chiamate ad personam.
Ecco l’AMORE! Che bello abbandonarsi tra le braccia di Cicchitto, Capezzone, Gasparri !
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L’amore fu mischiato alla politica, se non sbaglio il 12 luglio del 1991 quando fu fondato un movimento politico
italiano da sostenitori di Ilona Staller (nota Cicciolina), una pornostar eletta nel 1987 alla Camera dei Deputati nelle liste del Partito Radicale.
Tra i sostenitori di quel movimento c’erano oltre a Moana Pozzi e Riccardo Schicchi anche Mauro Biuzzi che può essere definito il custode della memoria di Moana. Biuzzi, è stato anche consulente di una recente fiction di Sky sulla pornostar scomparsa. A voler essere maligni si potrebbe addirittura pensare che Belusconi sia stato indotto a pensare, che in qualche modo, la trasmissione su Sky che parla del partito dell’amore di Moana potesse favorire il suo PARTITO DELL’AMORE. Anche in questo caso, sempre a voler essere maligni, qualcuno potrebbe pensare che il Cavaliere tenda ad inglobare nel suo repertorio tutto ciò che supera un livello notevole di visibilità.
In conclusione L’AMORE è un sentimento che, per nostra fortuna, vola molto più alto delle dispute politiche della nostra Società. Gli imbecilli che scrivono sui muri insulti contro gli ebrei e gli eroi di Nassirija, che inseriscono post infamanti sui blog nei confronti di Berlusconi e che elogiano il suo aggressore fanno parte della immondizia del nostro tempo e non devono costituire un contraltare all’AMORE. La faccia sfigurata del Premier dopo l’aggressione ha scosso tutti gli italiani. Perché rinchiuderne una parte che non condivide la sua
politica nel partito dell’ODIO?

Monday, December 21, 2009

LETTERA A GESU’ BAMBINO DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA DI L’AQUILA GIUSEPPE MOLINARI ***( sul numero 10 del quindicinale diocesano "Vola")



Caro Gesù Bambino, in questo Natale anche noi, cristiani dell’Aquila, siamo lieti di poterti contemplare come Figlio di Dio che si è fatto uomo.
Noi, i sopravvissuti alla grande tragedia, Ti porteremo quest’anno le nostre lacrime, le nostre paure e le nostre speranze. Un dono poco bello, è vero.
Eppure Tu, un giorno hai chiamato “Beati” tutti coloro che sono poveri, afflitti e impauriti. Come lo siamo noi in questo Natale.
Noi crediamo a questa Tua parola. Noi sappiamo che la gioia Tu la doni proprio a chi non ha più nulla e si affida totalmente a Te.
E Tu aiutaci, allora, in questo Natale a non vergognarci della nostra povertà, del nostro dolore e delle nostre paure.
Per chi giudica tutto con un metro umano noi siamo dei poveri “terremotati” senza certezze né presenti né future.
Ma per chi giudica con il metro della Fede noi siamo i più ricchi e i più vicini alla felicità.
Perché molti ancora non abbiamo una casa, ma abbiamo trovato riparo nel tuo Cuore.
Molti non abbiamo più un lavoro, ma sappiamo che la Tua Provvidenza che pensa ai fiori del campo e agli uccelli del cielo, non si dimenticherà di noi.
E non abbiamo più la nostra bella città, i suoi monumenti, le sue chiese, i suoi cantieri, la sua poesia e la sua cultura.
Ma Tu un giorno dicesti anche: “Cercate prima di tutto il Regno di Dio e tutto il resto vi sarà dato”.
Noi crediamo a questa Tua promessa.
Facendo anche, con umiltà e tenacia, la nostra piccola parte. Perché Tu non compi mai miracoli per supplire alle nostre pigrizie.
Caro Gesù Bambino, non ci dimenticare.
Quest’anno Ti aspettiamo in modo particolare perché sappiamo che insieme con te niente è perduto e tutto è ancora possibile.
Anche la nostra rinascita.
Caro Gesù Bambino aiutaci a vivere un Natale vero, vicino a Te, sperimentando la Tua presenza in mezzo a noi. E una gioia vera ed autentica, come quella dei pastori, duemila anni fa in quella prima stupenda notte di Natale.
Giuseppe Molinari
Arcivescovo Metropolita di L’Aquila

Tuesday, October 06, 2009

AMARCORD ****SETTEMBRE 1946 *** IL PANINO CON L’ACCIUGA E IL BIGLIETTO NON PAGATO SUL TRENINO DELLA FEA ***


(Nella foto una delle vetture tranviarie della FEA)----------------
Pescara era ancora divisa in due dal fiume nonostante la guerra fosse finita da un anno. Il ponte che si chiamava "DEL LITTORIO”, costruito grazie ai “debiti” morali che Mussolini aveva con D’Annunzio, era ancora un cumulo di macerie sparse tra le due sponde. Ma ai margini del fiume c’erano pontoni con operai che già iniziavano a sgombrare le rovine per riunire i due tronconi della città.L’unico mezzo di trasporto pubblico disponibile, il tram della FEA (Ferrovia Elettrica Abruzzese), funzionava sui due tratti divisi dal manufatto: Pineta Fiume – Fiume S. Silomena.Per attraversare il fiume i genieri delle truppe alleate avevano costruito un ponte di ferro per gli automezzi con due passerelle laterali per i pedoni. Grossi e rumorosi camion militari con i tubi di scarico che sembravano fumaioli e qualche sgangherato furgoncino civile, scampato alla requisizione dei tedeschi, transitavano a senso unico alternato regolato da allegri soldati con l’elmetto bianco ed una fascia al braccio con la scritta MP. Queste scene le vivevo ogni mattina quando, dai primi di settembre del 1946, avevo iniziato a frequentare la Scuola di Avviamento Industriale che si trovava al lato opposto della città, in Via Leopoldo Muzi ed ero costretto a scendere dal tram proveniente dalla Pineta, attraversare a piedi il ponte di ferro e risalire su un altro tram che mi portava fino alla Stazione Centrale. I libri li portavo legati da una molla di bicicletta insieme al panino con dentro due acciughe che mia madre mi preparava la mattina presto, prima di uscire, avvolgendolo in carta paglia, quella che usavano i bottegai per incartare la pasta sfusa.Pescara era già un formicaio che si stava rianimando velocemente dopo il disastro della guerra appena passata. La distruzione era stata dell’80% ma in poco tempo la città dannunziana avrebbe raddoppiato il numero di abitanti passando da poco più di 40.000 a quasi 80.000. La maggior parte dei nuovi arrivati erano pugliesi, molisani, chietini, teramani; insomma la guerra, paradossalmente, aveva favorito una immigrazione di gente attiva (ed anche avventurosa) che avrebbe contribuito di li a poco a qualificare la nostra città come motore della economia regionale.Spesso mi accadeva che durante il lungo tragitto tra casa e scuola, mi prendesse una fame da lupo e mi pappavo il panino verso le 7,30 durante il percorso. Uscivo alle 7, dovevo scendere da San Silvestro alla Pineta a piedi (tre chilometri), prendere il tram alle 7.40, scendere al fiume, attraversare, risalire sul tram ecc. ecc. Mia madre, oltre al panino, mi dava anche i soldi per il biglietto del tram. Ed io, insieme ad altri bricconcelli, per non dire qualcosa di peggio, cercavo di fregare il bigliettaio, sgusciandogli dietro e approfittando della folla per viaggiare a sbafo. Così potevo comprare una pizza dal fornaio e fare anche la mia colazione durante l’intervallo delle 10,30.Avevo sofferto troppo la fame come tanti altri bambini e credo di non aver commesso un grave peccato privando, ogni tanto, di 50 lire l’incasso dell’Azienda FEA, nella quale, dopo molti anni sarei stato assunto (1963) ed avrei lavorato fino al 1996.
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Wednesday, September 16, 2009

FARABUTTO E DELINQUENTE CHI OSA PARLARE DI “LIBERTA’ DI STAMPA A RISCHIO”*** MA IL VESCOVO LO AVEVA ELOGIATO



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Le foto sono pubblicate da “LA REPUBBLICA”
si riferiscono alle proteste abilmente ignorate da “Porta a Porta”

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“….Il Vangelo condanna chi chiacchiera e non fa fatti ma premia chi agisce concretamente. Io prego per Lei e le auguro di poter continuare a fare del bene come sta facendo non solo a noi ma all’intera nazione.” Sicuramente la “benedizione” del vescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari non è riuscita a rasserenare Berlusconi presentatosi all’appuntamento di “Porta a Porta” con un sorriso di plastica e con le batterie caricate a pallettoni.
Fino ad ora, se non erro, non aveva ancora usato il termine FARABUTTO per attaccare chi non si adegua al “pensiero unico”. Nemmeno i più fedeli portavoce del Pdl si erano espressi a questi livelli. Il Cavaliere, che si è autoproclamato il più bravo Presidente del Consiglio italiano (De Gasperi sarebbe dopo di lui in graduatoria) da quando esiste la Repubblica, ormai si sente circondato da una minoranza di cattocomunisti che, servendosi di una stampa fanatica e diffamatoria, lo attaccano continuamente per distruggerlo politicamente.
Quello che mi colpisce, come uomo della strada, è la tiepida reazione del “popolo” (il suo popolo) a queste sceneggiate di Berlusconi che, pur togliendogli qualche punto di gradimento, continua tuttavia a fornirgli il carburante per farlo sentire onnipotente.
Come democratico convinto devo accettare questa realtà che rispecchia la volontà degli elettori italiani ma nessuno mi può chiamare farabutto o delinquente perché condivido ciò che scrive un giornale serio. Berlusconi non può insultare centinaia di migliaia di cittadini che vedono in pericolo la libertà di stampa.
Ma il vescovo Molinari lo ha esortato a continuare “a fare del bene come sta facendo non solo a noi ma all’intera nazione” . E’ mi chiedo se voleva, in un certo senso “risarcirlo”, per la mancata partecipazione alla Perdonanza e alla conseguente acquisizione della tanto agognata INDULGENZA. Chissà cosa direbbe Alcide De Gasperi………

Romano Di Bernardo (uno dei tanti FARABUTTI)

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Monday, August 24, 2009

PUBBLICA DECENZA E PUBBLICITA ***PERDITE URINARIE, “ODORI INTIMI” IN ASCENSORE, TAMPONI PER GIOVANISSIME ATLETE, DIARREE, DENTIERE CHE BALLANO



Se uno, preso da un impellente bisogno corporale, lo fa in strada davanti a tutti, offende la pubblica decenza e incorre in una pesante sanzione. La pubblicità televisiva non arriva a rappresentare un fatto del genere per consigliare le pillole contro la dissenteria ma ci va vicino. Quando poi assisti allo spot di una giovanissima e bellissima atleta che consiglia, per “quei giorni”, un certo tipo di microscopico pannolino per la sicurezza assoluta nei movimenti più critici, ti viene da pensare al modello scelto dal pubblicitario per raggiungere una fascia di pubblico di adolescenti che stanno per diventare signorine. Una volta venivano “assistite” dal tenero amore materno.Ora la TV pretende di sostituirsi anche alla famiglia per far vendere ed incassare.

La pubblicità televisiva ha poi scoperto che alle piccole perdite urinarie sono interessate donne bellissime , forse un po’ mature, che, per non lasciare “odori” in ascensore, devono usare il prodotto “x”.
Ma non sarebbe più ragionevole associare questa realtà esistenziale, per esempio, ad una attiva e bella nonna settantenne che accetti con assoluta dignità gli “inconvenienti” naturali dell’esistenza come io potrei accettare i fastidi della prostata?

Che dire poi delle dentiere che ballano e che irritano le gengive di bellissime signore sulla cinquantina ! Insomma c’è un campionario del cattivo gusto che mette tristezza e fa riflettere su come sia cambiato l’approccio al concetto della gente alla pubblica decenza.

E’ vero che viviamo in un epoca in cui si può parlare liberamente e disinvoltamente di argomenti che solo cinque lustri addietro provocavano imbarazzo, ma io mi chiedo se presentare una donna affascinante nel vigore degli anni la quale “confessa” in TV che soffre di perdite urinarie non sia uno spettacolo sgradevole per il sesso femminile in generale. Tutti, uomini donne, bambini, anziani, possiamo soffrire di qualcosa ma, caspita, perché usare sempre l’immagine di una creatura che è il ritratto della bellezza e l’oggetto dell’ammirazione ed anche del desiderio di tanti ?

Ancora una volta la donna giovane e bella diventa il veicolo e e il modello di una pubblicità sicuramente inopportuna se non addirittura disgustosa.
Perché, insomma, usare solo le donne per ricordare che esistono problemi fisici di TUTTI ?
Per concludere è significativo sottolineare che questa passerella di cattivo gusto precede e segue i telegiornali. Vale a dire i picchi di maggior ascolto quando si è riuniti a pranzo o a cena.

INCIDENTI IN MARE E IN MONTAGNA *** E’ UNA VERA STRAGE


Mi viene l’angoscia quando ascolto le notizie tristi che in questi giorni di vacanze stridono con il clima di serenità che ognuno di noi vorrebbe vivere.
A parte gli incidenti stradali legati alle ferie, tutti i giorni i media riferiscono di vere e proprie tragedie che accadono in mare e in montagna trasformando la “camminata” o un tuffo in un evento luttuoso.
Molti episodi di escursionisti caduti lungo i sentieri di montagna, come numerosi annegamenti sulle spiagge potrebbero essere evitati se il villeggiante fosse meno euforico e più attento alla sua e all’altrui incolumità.
Le cronache parlano spesso di inesperienza e di imprudenza nell’affrontare gite su sentieri difficili oppure tuffi in acqua durante la digestione.
Parliamo prima della montagna.
A me piace andare in montagna per restarci un solo giorno, senza percorsi difficili, approfittando, quando ciò sia possibile, delle specialità gastronomiche del posto. Ciò non vuol dire che, se avessi avuto la possibilità di apprendere da piccolo i segreti della montagna, non mi sarei appassionato agli orizzonti montani come ora amo quelli marini.

Non posso perciò dare nessun consiglio utile a chi ama la montagna se non la generica banale raccomandazione: fate attenzione dove mettete i piedi.

Altro discorso è se parliamo di mare. E’ un elemento che assume diverse facce e quindi ci sono diversi modi per affrontarlo e praticarlo.
C’è il mare dei pescatori, non gli sportivi ma quelli che navigano sui pescherecci. Non vi scandalizzate se vi dico che almeno un 40% di questi lavoratori che passano giorni calando e salpando reti non sa nuotare o riesce appena a stare a galla.

Questi marinai conoscono le norme di sicurezza e le loro barche sono dotate di tutti i sistemi di soccorso, comunicazione e segnalamenti che la legge prevede. Anche se difficilmente indossano il giubbetto salvagente quando lavorano con mare mosso sanno come si affronta un temporale e come ci si deve comportare in caso di emergenza.

C’è il mare dei diportisti. Qui il discorso è un po’ diverso. Tra questi ci sono i buoni e i cattivi. I buoni sono quelli che rispettano i regolamenti e spesso vanno a vela. Poi ci sono gli “autisti del mare”;rappresentano un pericolo per tutti gli altri naviganti. Spesso guidano natanti di potenza elevata e non hanno una adeguata preparazione nautica.
Buona parte degli incidenti riguardano collisioni oppure il mancato rispetto dei segnali che indicano la presenza di sub in immersione.

L’ultimo sinistro grave, quello avvenuto nel golfo di Napoli, dove sono morti due fratelli, rientra nella categoria del mancato rispetto delle norme di navigazione. Senza entrare nel merito, da quello che si è appreso dai giornali, un grosso cabinato ha speronato un gozzo planandogli letteralmente sopra.

C’è il mare del bagnasciuga.
Questo è forse il mare più crudele che fa più vittime. Fin da quando avevo 10 anni mia madre mi insegnò che non dovevo entrare in acqua prima di tre ore dopo aver mangiato. Imparai a nuotare e rispettai sempre questa norma semplice ma che avrebbe potuto salvare almeno tre miei coetanei che nel corso degli anni sono morti sulla spiaggia di San Silvestro.


Thursday, August 06, 2009

AMA IL TUO PROSSIMO……MA CHE FATICA *** Un giorno di agosto tra la gente accaldata e…arrabbiata ***



Più divento “maturo” (per non dire vecchio) e più mi accorgo che se decidessi all’improvviso di “amare” il prossimo alla lettera, come ci indica il Vangelo, andrei incontro ad un sicuro fallimento e, forse, perderei anche l’ottimismo di fondo del mio carattere.
Entro subito in argomento. Il mondo gira in un certo modo e non agevola certo chi esce di casa al mattino con buoni propositi. L’ideale sarebbe che, con il sapore del caffè ancora in bocca, vedessimo intorno a noi persone, anche se anonime e sconosciute, non ostili e pronte a mordere.
Povero ingenuo, direte, stai ragionando con la testa fuori dalla realtà; ma che ci posso fare ? In fondo è meglio uscire di casa con questi pensieri che ringhiare con il coltello tra i denti.

Ti sei svegliato sereno con il sole di agosto ancora basso all’orizzonte e pensi,. “…Ora mi voglio godere la mia città “ e quindi lasci l’automobile e decidi di andare a piedi il più possibile e servirti degli autobus per gli spostamenti lunghi.
Sono le 9 e ti rechi alla fermata della GTM. Intorno a te ci sono i pini e senti il canto delle cicale e il monotono tubare delle tortore che svolazzano allegre tra i ciuffi verdi e “sconvolti” di dannunziana memoria.
Insomma pare che tutto fili liscio in attesa dell’autobus ma ecco il primo intoppo. Un signore, più o meno della mia età, ma visibilmente incattivito accaldato e stressato (vedi coltello tra i denti) si ripara sotto la pensilina e inizia a maledire l’azienda dei trasporti urbani rivolgendosi verso di noi (eravamo in tre) in cerca di alleati per creare un piccolo “branco” di cittadini arrabbiati.
“Questi non passano mai….aspettano solo lo stipendio a fine mese…chissà quando tempo dovremo attendere….” . Una signora con due borse piene di frutta non aspettava altro. “Io sono qua da mezz’ora ….figurati…in Italia è tutto uno schifo….” Interviene un altro anziano….”Lo sapete quando percepisce un autista ? Duemila e cinquecento euro al mese…a me questo sporco governo me ne dà 850 dopo che ho “schiumato sangue” per 40 anni lavorando nei cantieri…”.
La donna con le due borse sbuffa e mi chiede l’orario. Poi attacca. “Qui bisognerebbe fare piazza pulita….altro che immigrati da salvare….sapete cosa ha detto il vescovo della Caritas ? Ha detto che dobbiamo aiutare gli immigrati !” Il nuovo tema della discussione introdotto dalla donna trova subito l’approvazione del primo signore ….”Non parliamo di questi marocchini che invadono le città di droga e di prostitute. Io li appenderei ai pali della luce”. Dice proprio così mentre il viso tirato e paonazzo lo fa apparire ancora più brutto e cattivo. Il “branco” era al completo !

Finalmente arriva l’autobus già pieno. Saliamo a fatica e appena metto piede sulla piattaforma posteriore vedo un invalido che si sostiene a malapena agli appoggi verticali mentre proprio di fronte è seduto un giovanetto che guarda fuori e fa finta di niente. Spinto da un impulso di solidarietà per l’invalido sto per invitare il ragazzo a lasciargli il suo posto ma improvvisamente una signora si alza perché deve scendere alla prossima e quindi l’invalido si siede.
Alla stazione centrale scendo per fare due passi lungo Corso Vittorio. Vado al Bar vicino al mio barbiere, mi siedo fuori e ordino un caffè. La strada è trafficata e allora mi viene in mente di ficcare il naso nel comportamento degli automobilisti. Prima che arrivi il caffè noto almeno 5 guidatori alle prese con il telefonino. Uno, addirittura, ha nella mano sinistra il cellulare e tra le dita della destra una sigaretta accesa.

Vicino a me viene a sedersi una signora dal viso disteso, distinta sulla cinquantina che ordina un gelato. Finalmente, penso, una persona tranquilla. Dopo il saluto iniziamo una conversazione proprio sul rispetto delle norme stradali.
“Mio figlio ha avuto una batosta dalla stradale per la velocità….ha pagato un sacco di soldi e ha subito pure l’umiliazione del “palloncino” e il ritiro della patente…piuttosto di perseguitare un povero Cristo che con la macchina ci lavora che andassero ad arrestare i ladri e i delinquenti che stuprano le povere donne indifese….”
La signora distinta aveva assunto improvvisamente il volto di una iena ed io ebbi la sensazione che volesse sbranarmi, perciò mi alzai, la salutai e feci un cenno al cameriere per pagare il conto. “Quella – mi disse sottovoce il giovanotto in livrea mentre mi allontanavo dal tavolino – attacca bottone con i clienti sconosciuti, viene qui ogni mattina, racconta sempre la storia di suo figlio al quale hanno ritirato la patente….tutte balle.”
Il sole ormai è alto ed io, piuttosto divertito, decido di tornare nel mio studio per buttare giù questa nota. Volete sapere se il mio ottimismo di fondo sia stato intaccato ? Vi rispondo francamente, NO.
Quello che mi fa pensare è la diffusione dei concetti espressi dalla gente usando troppi slogan e luoghi comuni. E mi pongo la domanda se ciò sia dovuto anche alla comunicazione di massa che tende ad offuscare gli argomenti formativi a beneficio della superficialità. Così si abbassa il livello culturale e la sensibilità verso i valori positivi. Mi fermo perché temo di dire cose scontate…..

Friday, June 05, 2009

L’AQUILA DEVE RIAVERE AL PIU’ PRESTO IL SUO CENTRO STORICO




Leggo alcuni titoli: L’Aquila, primo appalto, Abruzzo fuori; Ora ridateci la città; Raddoppiano i prezzi nei bar e nei supermercati; Pelosi ricorda l’Abruzzo in USA.
Hanno sfilato silenziosi migliaia di aquilani nel centro storico fino alla casa dello studente, simbolo atroce che ricorderà sempre la notte del 6 aprile mentre altri scenari del post sisma facevano intravedere malcontento, stanchezza ed anche speculazioni indegne di “mercanti del tempio” che raddoppiano il prezzo del panino.
Il primo grosso appalto per la ricostruzione è stato aggiudicato ad una impresa del Nord, e questo è già un segnale negativo. Ma questa ricostruzione è indirizzata verso il ripristino del cuore della città? Il piano conto della esigenza vitale dei 10.000 aquilani che vogliono tornare a vivere nel centro storico ?
Intanto la proverbiale pazienza e lo spirito di sopportazione degli sfollati cominciano a lasciare il posto alla stanchezza degli sfollati.
Forse è stata fatta troppa retorica sul carattere degli abruzzesi e qualcuno può essere indotto a pensare che la dignità e la forza d’animo dimostrate dalla nostra gente nei giorni della tragedia possa far pensare che gli abruzzesi siano in fondo dei fatalisti rassegnati a sopportare qualsiasi evento avverso senza protestare.

Quello che più mi colpisce è mi indigna come abruzzese è la ignobile speculazione di quei commercianti che raddoppiano i prezzi dei generi alimentari. E’ pur vero che in ogni comunità può annidarsi il virus del “mercante disonesto” ma in questo caso non sarebbe esagerato punire in modo esemplare chi a L’Aquila vende un panino a 4 € e un trancio di pizza margherita a 3 €.
In un contesto
Ma nonostante tutto non dobbiamo disperare e rattristarci troppo perché questo accade mentre migliaia di iniziative di solidarietà in favore dei terremotati abruzzesi spuntano da ogni parte d’Italia e del mondo. Elencarle tutte sarebbe impossibile perché molte di queste non sono nemmeno segnalate dalla cronaca. Pensiamo ad una remota classe di una scuola elementare tedesca dove i bambini donano il ricavato della loro recita di fine anno ai loro coetanei aquilani, ai concerti di beneficenza, alle partite di calcio, alle centinaia di raccolte da parte di associazioni culturali, alle trasmissioni televisive e radiofoniche….pensiamo a questo immenso coro di solidarietà e di affetto che riempie di vera commozione e riconoscenza il nostro cuore di abruzzesi e ci accorgiamo quanto sia piccolo e insignificante il bottegaio avido e disonesto.

L’Aquila in questo momento ha bisogno di essere rassicurata che la sua identità venga conservata. I suoi cittadini vogliono che Piazza del Duomo ritorni ad essere frequentata come tutte le altre piazze e gli altri borghi dove risiede l’anima dell’Abruzzo. Quando da Pescara mi recai, adolescente, in gita scolastica a visitare il Castello spagnolo e poi le 99 cannelle e tutte le altre preziosità artistiche e culturali aquilane capii che lo spirito campanilistico di molti pescaresi che reclamavano la capitale regionale era un atteggiamento quasi sacrilego e mi innamorai di quella Città lontano dal mio mare ma molto vicina a quel Gran Sasso che ogni mattina potevo osservare dalla mia finestra. Capii che quella cima poteva e doveva rappresentare l’Abruzzo intero. E quella cima è impressa nella mente di ogni abruzzese.


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Tuesday, May 12, 2009

LIBANESI E PALESTINESI INSIEME PER COSTRUIRE LA PACE



*** Nel workshop di Deposito dei Segni ***E quest’anno l’associazione è su un’importante pubblicazione.






Per il terzo anno consecutivo l’associazione di Spoltore Deposito dei Segni ha rappresentato l’Abruzzo in Libano al festival di primavera Janana Mobile Spring Festival, (12-19 aprile) che attraverso le sue attività sostiene il grande progetto sociale di supporto alla scolarizzazione e alla lettura dei bambini palestinesi e libanesi. Cam Lecce e Jörg Grünert hanno contribuito alla formazione professionale promossa dal Centro Al Jana/Arcpa di Beirut per gli animatori socio-culturali che operano nei campi profughi e nelle aree decentrate ed emarginate del territorio libanese.
«Siamo arrivati a Beirut il giorno di domenica 5 aprile – ricorda Cam Lecce – La nostra partecipazione al Janana Mobile Spring Festival è iniziata con una stretta al cuore per le notizia del terremoto che ci ha raggiunti a Beirut il lunedì stesso. Moltissimi nostri amici sono rimasti senza dimora e abbiamo impiegato giorni per avere loro notizie».
«Anche quest’anno nella settimana precedente il festival abbiamo condotto un laboratorio con giovani dei campi profughi e loro coetanei libanesi – racconta Jörg Grünert – Nel workshop abbiamo proposto la costruzione di grandi burattini di strada, grandi puppets da indossare, per raccontare e drammatizzare la fiaba palestinese “Il gatto e il latte”. Protagonisti nella costruzione dei burattini, nella messa in scena e nella rappresentazione sono stati giovani palestinesi provenienti dai campi profughi di Naher El Bared, Burj El Shamali, Qasmiye Gathering e Mar Elyas e giovani libanesi provenienti da Beirut e Sibleen che, di anno in anno, aggiungono piccoli tasselli alla loro formazione anche attraverso le nostre attività di “teatro didattico”, incrementando così la loro competenza professionale».
Ha fatto parte dello staff il fotografo Jacopo Pasqui, che ha realizzato un reportage dell’intera manifestazione.

Le attività di teatro didattico e sociale che Deposito Dei Segni svolge da cinque anni in Libano sono presenti all’interno del prestigioso Annale di TEATRO E STORIA – Annali 29, XXII (2008), pubblicato da Bulzoni nel febbraio 2009. Il volume pone attenzione alle voci del teatro vivente coniugando riflessioni sul lavoro storico e teorico e investiga sulla scena, le metodologie, i grandi maestri con monografie, interventi, report e lettere. Cam Lecce e Jörg Grünert sono presenti con il report: “Teatro didattico nei campi profughi palestinesi in Libano”, con una nota introduttiva di Raimondo Guarino, docente di Teatro al Dams di Roma.

L’allegra compagnia dei commedianti dell’arte da Nord a Sud, da Est ad Ovest, ha coinvolto centinaia e centinaia di bambini, ragazzi, giovani, adulti, vecchi e si è svolto a Beirut, Baalbeck, Sidone, Tripoli, Sebleen e Tiro. È stato organizzato dal centro Al Jana/Arcpa è sostenuto da Unione Europea, Unicef, Brot für die welt, Anera, Welfare Association in collaborazione con il Janana network e il Children - Friendly Library, con la cooperazione di biblioteche, associazioni, organizzazioni civili, scuole e municipalità libanesi.

L’intervento al Janana Mobile Spring Festival fa parte del più vasto progetto “La linea di pace”, Il progetto è a cura del Deposito Dei Segni Grazie al sostegno della Regione Abruzzo, delle Province di Pescara e di Teramo e dai Comuni di Pescara (capofila), Spoltore, Giulianova, questo progetto è inserito nel più ampio programma de “La linea di pace”, che gode del patrocinio della Presidenza della Giunta Regionale, della Presidenza del Consiglio Regionale, della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Teramo, della Facoltà di Scienze Sociali e della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università “G. d’Annunzio” di Pescara-Chieti, del Comune di Nereto, della CGIL Regionale; e delle Camere del Lavoro Territoriale di Pescara e Teramo.



Ufficio stampa Deposito dei Segni
Cristina Mosca – tel 328/4131195 – crimosca@gmail.com
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PONTE DEL MARE, ROTATORIE, PIANO REGOLATORE PORTUALE, RIVIERA SUD, NUOVO TRIBUNALE …..PESCARA HA CAMBIATO VOLTO CON LA GIUNTA D’ALFONSO



IL PONTE DEL MARE

Mentre scrivo questa nota molti pescaresi si chiedono quale sarà impatto del ponte del mare,vicino alla conclusione dei lavori, sulla immagine di Pescara marittima. Tra qualche giorno, infatti, le due campate del nascente ponte ciclo-.pedonale che unirà le due riviere saranno congiunte dagli ultimi due pezzi che mancano per il completo superamento del fiume.
Il ponte del mare, fortemente voluto dall’ex sindaco D’Alfonso e avversato da diversi suoi rivali, resterà comunque un segno di un periodo rigoglioso di iniziative di una Giunta attiva e illuminata che ha trasformato il volto della nostra Città e che poi è finita in maniera inattesa lasciando l’amaro in bocca a quanti credevano che si fosse all’inizio di una lunga stagione di progresso per Pescara.
Questa opera significativa è stata politicamente strumentalizzata ed ora appartiene al repertorio propagandistico in negativo o in positivo a seconda del colore di chi aspira a prendere il posto del Sindaco “caduto”.

LE ROTATORIE
Prima che entrassero in funzione le rotatorie, che man mano hanno contribuito ad agevolare il traffico all’interno di Pescara, per raggiungere il Centro dalla mia abitazione di San Silvestro impiegavo dai 20 ai 25 minuti. Ora, passando per la riviera Sud, impiego 10 minuti in meno e incontro solo un lieve rallentamento (dipende dai giorni) in Piazza della Marina, sia entrando che uscendo dal Centro.
Il mio caso è emblematico perché testimonia la mobilità di un automobilista medio che percorre il tratto urbano almeno 4 volte al giorno.
Allora penso a quelle pagliacciate con cartelli di protesta degli oppositori politici della Giunta contro le rotatorie e spero che i pescaresi riflettino prima di promettere il voto agli aspiranti candidati a Sindaco che in questi giorni stanno riempiendo le bacheche con radiosi sorrisi sottolineati da slogan di sapore vagamente americano.

IL PIANO REGOLATORE PORTUALE
La presentazione in Comune del Piano Regolatore Portuale è stato un evento sicuramente importante per l’avvenire del nostro scalo marittimo.
Anche in quella occasione gli aspiranti sindaci hanno detto la loro. Per carità, nulla di eccezionale. Solo che non hanno saputo dire che le solite banalità ormai assurte ad emblema di chi non sa fare altro che dire “no” a qualsiasi progetto che riguardi la nostra città.
Se Pescara riuscirà a risolvere il suo problema portuale diventerà il terminale dei traffici marittimi nel Centro Adriatico. Se invece si continua a rallentare l’iter del piano regolatore con continue richieste di valutazione di impatto ambientale allora i tempi si triplicheranno e il porto si farà tra 20 anni. Tutti i benpensanti ormai sanno che spesso si dice di no a qualsiasi opera pubblica di un certo rilievo solo per visibilità politica, anche quando l’impatto ambientale è solo nella mente di chi vuol guadagnarsi un pezzetto di consensi elettorali.

RIVIERA SUD
La riqualificazione della riviera Sud pare che sia piaciuta a tutti a giudicare dalla quantità di gente che al primo apparire del sole la popolano con bambini e nonni al seguito.
Almeno così pare non essendo ancora uscito in piazza l’oppositore di turno per criticare che l’erba è troppo alta e che le fontanelle bagnano troppo il suolo.
In conclusione, questa non vuole essere una difesa della Giunta D’Alfonso sconvolta dalle note vicende giudiziarie. E’ una sottolineatura di uno degli aspetti del clima che caratterizza la città in questa primavera giunta in ritardo. Gli aspiranti sindaci, tutti critici nei confronti delle opere realizzate da D’Alfonso, sono belli, sorridono alla Berlusconi ma è mia impressione, come uomo della strada, che una volta eletti, dovranno sudare per essere buoni amministratori di una Città come la nostra e scrollarsi di dosso il loro provincialismo.

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Wednesday, May 06, 2009

L’ISPETTORE FORESTALE INTERVISTATO DA “ANNO ZERO” E CONTESTATO DAI SUPERIORI SI DIFENDE




Senza entrare nel merito della contestazione credo opportuno pubblicare la documentazione che segue in quanto il caso dell’Ispettore Superiore Pier Giorgio Cortesi della Forestale non è stato adeguatamente trattato dai media forse nella convinzione che si trattasse di una forzatura politica.
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La lettera porta la data del 3 maggio

Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana
On.le Giorgio Napolitano

Al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri
On.le Silvio Berlusconi

Al Sig. Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
On.le Luca Zaia

Al Sig. Ministro dell’Interno
On.le Roberto Maroni

Al Sig. Ministro della Funzione Pubblica
On.le Renato Brunetta

Al Sig. Segretario Confederale della CISL
Raffaele Bonanni

Ai Sigg. Segretari Generali della FP e del SINALCO CISL

Alle OO.SS. Sindacali del CFS




Oggetto: Ispettore Superiore Forestale Pier Giorgio Cortesi - Contestazione ex art. 103 del D.P.R. 10.1.1957, n. 3. – Terremoto del 06.04.2009 in l’Aquila, Abruzzo.

In data 29.04.09 mi è stata recapitata una contestazione, che allego, da parte del preposto ufficio del CFS in cui mi si contesta il fatto di aver rilasciato una dichiarazione in divisa durante una ripresa televisiva del programma Anno Zero del 09.04.09, sui ben noti fatti del terremoto in l’Aquila; in quella sede avrei rilasciato dichiarazioni che hanno screditato le azioni della Protezione Civile e arrecato danno al CFS.

Le accuse rivoltemi mi colpiscono anzitutto come essere umano, cittadino della Repubblica Italiana, appartenente al Corpo forestale dello Stato, nonché Coordinatore Nazionale della CISL CFS, e desidero per questo che le SS.VV. abbiano piena coscienza dello stato fisico ed emotivo in cui, costretto dalla superiore necessità e dalla drammaticità degli eventi, mi sono trovato ad operare.

Premetto che io e la mia famiglia abbiamo abituale dimora (chiedo scusa, avrei dovuto dire avevamo, fino all’alba del 6 aprile) in Via Cola dell’Amatrice, al civico 32: immediatamente dietro i due palazzi implosi di piazzetta Rossi e adiacenti via S. Andrea. Aggiungo, per la necessaria comprensione di quanto accaduto, che nel palazzo in oggetto abitano sette nuclei familiari, compreso il mio. Alle ore 3.32 del giorno 6 aprile tutti, e ripeto tutti, siamo riusciti a salvarci. Ma credo che le SS.VV. comprenderanno bene qual era lo stato di ognuno di noi. In sintesi, io ero scalzo e in pigiama, mio figlio (8 anni) era abbracciato a me, mia moglie aveva portato in salvo la madre, ultraottuagenaria, ferita a un piede e dolorante, attraverso un percorso che oggi, alla luce del sole, dà letteralmente i brividi.

Ebbene – e credo che questo abbia significativo valore per quanto verrò a dichiarare – rendendomi conto dell’incredibile gravità della situazione e della necessità assoluta di intervenire, in qualunque modo, per portare aiuto a tutte le persone che erano rimaste travolte, sono rientrato nel mio appartamento con grave rischio e pericolo perché distrutto e nonostante fossero in corso ulteriori scariche sismiche, ho indossato l’uniforme da campagna con l’arma in dotazione e gli anfibi e sono ritornato a recare il mio aiuto.

Ecco perché al momento della dichiarazione ripresa dal giornalista televisivo, verso sera, sotto la pioggia, stanco ed esasperato mi trovavo in uniforme da campagna: era l’unico indumento che ero riuscito a reperire fino a quel momento, perché prioritario per me non era la forma ma la sostanza, ovvero cercare di salvare più vite umane possibili.

Aggiungo che, verso la sera del 6 aprile, dopo una giornata passata senza soste sulle macerie dei due palazzi caduti, per cercare di estrarre vive il maggior numero possibile di vite umane, senza più notizie dei miei parenti, in assoluta ignoranza della loro incolumità, senza preoccuparmi della mia famiglia – che sapevo però al sicuro, affidata a mia moglie e agli amici in un prato non lontano dalle case cadute - io ho rilasciato al dott. Ruotolo delle dichiarazioni veritiere e inconfutabili rispetto alla situazione di quel momento, dichiarazioni che in qualità di Uomo dello Stato, di Cittadino, di Padre, di Terremotato non potevo, in fede e coscienza, non rendere; il valore di quanto ho dichiarato, attraverso la restituzione dei fatti qui proposta, deve essere interpretato nel giusto senso e non stravolto come invece si vuol fare, anche con questa contestazione.

Desidero aggiungere che le mie dichiarazioni non erano rivolte esplicitamente ad alcun Organo o a Corpi Istituzionali e a persone che, in particolare in questa tragica occasione, si sono distinti per abnegazione, coraggio e capacità. Personalmente non ritengo si possa ravvisare una violazione dei propri doveri nell’aver lavorato 40 ore consecutive, tenendo alta l’Onorabilità e l’Autorevolezza del CFS: e tantissime persone presenti sulle macerie dei palazzi caduti in quei giorni hanno espresso nei miei confronti parole di apprezzamento che sono orgoglioso, oggi, di poter attribuire alla mia persona ma sopratutto alla Uniforme che indossavo.

Ritengo quindi di non aver screditato la Protezione Civile (i cui Vertici se si fossero veramente sentiti lesi dalle mie dichiarazioni avrebbero potuto e dovuto comunque denunciarmi all’Autorità Giudiziaria senza ricorrere all’espediente della contestazione in argomento utilizzando, tra l’altro, un’altra Amministrazione dello Stato) evidenziando che lì, sul posto, vi erano persone che lavoravano contro il tempo, a rischio della propria vita, ma che di fatto altre non sapevano cosa fare perché mancava un coordinatore unico e che fino a quell’ora non erano giunti sufficienti mezzi idonei per supportare i lavori di rimozione delle macerie e delle travi in cemento armato nonostante sotto di queste vi fossero ancora persone vive.

Inoltre asserire che le mie dichiarazioni hanno creato un conflitto tra Istituzioni dello Stato certifica ed avvalora la tesi, sostenuta da molti Uomini Politici, delle Istituzioni e Operatori del Settore della Sicurezza Pubblica che il conflitto esiste già ben prima delle mie dichiarazioni e conferma che in Italia vi sia una eccessiva sovrapposizione di competenze e quindi confusione dei ruoli tra la miriade di organismi Pubblici locali, centrali ed il Volontariato;

Affermare poi che vi è stata una sottovalutazione della situazione da parte degli Organismi competenti, nonostante quattro mesi di scosse, che ripetutamente hanno portato alla sospensione delle attività didattiche, e che nonostante la scossa delle ore 22,49 della sera del 5 aprile (del 4.1 scala Richter secondo l’Osservatorio di Postdam) non era stato dato alcun allarme alla popolazione, malgrado la Prefettura fosse stata nel contempo evacuata, non credo sia stato un oltraggio bensì una semplice valutazione che tutti i cittadini colpiti dal sisma ed ogni persona di buon senso avrebbero incondizionatamente fatto ;

Non riconoscere la grave situazione critica creata dagli abusi edilizi poi condonati, o non vedere che la possibilità di ampliare del 20% le abitazioni, magari costruendoci sopra la mansarda è stata una cosa sbagliata offende i tanti colleghi del CFS e degli altri Corpi di Polizia (che hanno denunciato questo tipo di abusi alla magistratura, svolgendo indagini delicate e faticose) e ridimensiona il ruolo del CFS in questo importante ambito dell’attività di Polizia Giudiziaria (per precisione su un palazzo caduto e dove ho operato era stata realizzata una bella ed amplissima mansarda ed eseguite opere interne che sicuramente ne hanno minato la stabilità);

Ribadisco che da questa contestazione mi sento oltraggiato come essere umano, cittadino, forestale e a questo punto anche minacciato come rappresentante sindacale che, pur essendo in aspettativa e perfettamente legittimato a fuggire in luoghi sicuri, come hanno fatto tanti, ha solo cercato di fare il proprio dovere e riferito la verità dei fatti, cosa che ogni Uomo delle Istituzioni dovrebbe invece fare;

Mi preme inoltre informare che il Comando Provinciale e Regionale del CFS dell’Aquila, la sala operativa del 1515 e diversi colleghi sapevano che stavo lì operando perché avevo dato loro la mia disponibilità e che al momento in cui ho fatto le dichiarazioni contestate l’ultima cosa che avrei mai pensato di fare, per parlare di quel che avevo visto e stavo vivendo, era quella di chiedere un’autorizzazione a Superiori che in quel momento avevano ben altro da fare.

Mi sento la coscienza pulita e ho la serenità di chi è nella convinzione di aver contribuito con l’Uniforme del Corpo forestale dello Stato a salvare delle vite umane (abbiamo estratto vive dalle macerie almeno 7 persone), il che vale molto ma molto di più di una contestazione condizionata e forzata da attenzioni diverse rispetto al bene comune celandosi dietro un azione che vorrebbe far credere di difendere l’onorabilità del Corpo forestale dello Stato (di cui con orgoglio rivendico l’appartenenza), che si basa su presupposti pretestuosi, che evidenziano ancor di più l’avversione verso chi è incline, seppur nel limite del possibile, a fare in ogni situazione il proprio dovere. Avversione verso un sindacalista abbastanza critico rispetto a come viene gestito il CFS ed il Soccorso Pubblico, innescata da soggetti molto interessati ad anteporre il proprio potere personale alla vita e alla dignità delle persone, da chi non può aver idea di cosa sia veramente avvenuto in quei momenti e che cosa possa essere l’esistenza di chi è terremotato, purtroppo concretizzata da un Dirigente che si deve assumere la responsabilità, per conto terzi, di questo vile gesto.

In tutta questa faccenda - nella quale comunque non intendo assolutamente rivestire il ruolo di vittima sacrificale di alcuno - a cui reagirò con le dovute cautele e con la determinazione ed il ruolo di rappresentante sindacale che rivesto per andare fino in fondo a evidenziare chi sta veramente disonorando il Corpo forestale dello Stato, della Protezione Civile e della CISL, ho solo il rammarico di non avere potuto contribuire a salvare tutte quelle altre persone perite sotto le macerie anche per i motivi che ho sopra addotto a cui, se la Giustizia Italiana non darà riscontro, spero proprio provveda a giudicare a suo tempo il Padre Eterno.

Questo è ciò che ho da dire in merito alle contestazioni rivoltemi e al contesto in cui sono scaturite che mortificano la mia persona e che stanno infangando ed umiliando i Cittadini dell’Aquila e delle zone terremotate con tutta una serie di atti ed omissioni non più tollerabili chiedendo alle SS.VV. un intervento, per quanto di competenza, per prendere provvedimenti affinché questo atto ingiustificato e denigratorio della mia persona e del mio ruolo di rappresentante dei lavoratori del CFS venga censurato e affinché nella gestione del Sisma in Abruzzo vi sia più trasparenza ed onestà.

Distinti saluti

Il Coordinatore Nazionale CISL CFS
Pier Giorgio Cortesi


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L’Aquila 29 aprile 2009
All’Ispettorato Generale del CFS
Divisione 13^
Via G. Carducci 5
00187 ROMA


Oggetto: Ispettore Superiore Forestale Pier Giorgio Cortesi - Contestazione ex art. 103 del D.P.R. 10.1.1957, n. 3.


In relazione alla contestazione rivoltami da codesto superiore ufficio, Prot. N. 1045 Ris del 17 aprile 2009 e notificatomi in data odierna comunico che le dichiarazioni a cui si fa riferimento sono state rilasciate in un momento di forte tensione emotiva e drammaticità.

Mi trovavo in divisa poiché era l’unico indumento che ho potuto indossare in quel momento considerando che la mia abitazione è all’interno completamente distrutta.

Che le affermazioni fatte non sono rivolte ad alcun Organo Istituzionale ma riferite ad una situazione rispecchiante l’effettiva realtà del contesto, che era drammatico pervaso dalla disperazione e confusione.

Inoltre affermo che quanto espresso non è mai stato fatto qualificandomi come dipendente del CFS ma come semplice cittadino, terremotato e soccorritore sebbene in uniforme del Corpo a cui appartengo e, faccio presente, in distacco sindacale.

Distintamente
Ispettore Superiore
Pier Giorgio Cortesi



Tuesday, March 24, 2009

L’ASSALTO AL CONSOLATO ITALIANO A BENGASI DEL 2006 ***

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Una soluzione tardiva che ancora non ripristina i diritti di un dipendente dello Stato”. Così l’On. Marco Fedi (PD) definisce lo scenario disegnatoli in una risposta alla propria interrogazione dal Sottosegretario agli Esteri, Sen. Alfredo Mantica, in merito alla conclusione della vicenda dell’assalto al Consolato Generale Italiano in Libia, a Bengasi, nel febbraio 2006.

In quei giorni, il Consolato venne assalito da un migliaio di manifestanti che protestavano contro la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto, e la protesta – che culminò con 11 morti e 25 feriti – era stata alimentata anche dall’allora Ministro italiano per le riforme, Roberto Calderoli, che aveva indossato una maglietta sulla quale era stampata una delle vignette contestate. All'interno del consolato rimase solo un addetto, l'italo-portoghese Antonio Simoes Goncalves, il quale, contattato telefonicamente da Sky-Tv, dichiarò di essere rimasto per cercare di evitare che i dimostranti entrassero e per poter sbarrare le porte da dentro. Goncavales, che all'epoca prestava servizio presso il Consolato, perse tutti i beni distrutti nell’attacco della folla.

L’On. Fedi ha chiesto pertanto al Sottosegretario Mantica quali iniziative intendesse prendere il Ministero per garantire a Antonio Simoes Goncalves il dovuto indennizzo per i danni subiti.
Il Sen. Mantica ha risposto che “il 18 marzo 2007 è stata ufficialmente presentata alle Autorità libiche, ai sensi delle pertinenti norme internazionali (artt. 31 e 40 della Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari) una richiesta di risarcimento dei danni, quantificata in 4.590.000 Euro. Tale cifra include il valore delle richieste di indennizzo presentate dal personale all'epoca in servizio presso il Consolato Generale (590.000 euro), tra le quali è stata computata anche quella del Sig. Antonio Simoes Gonçalves (75.500 euro)”. Il Sottosegretario ha tuttavia riconosciuto come “la controparte libica non ha sinora formalmente risposto alla richiesta italiana di risarcimento”.

Il Sen. Mantica ha quindi garantito che il caso del Sig. Gonçalves “figurerà al primo punto dell'ordine del giorno della prossima riunione della Commissione Nazionale per gli Indennizzi, l'organismo appositamente previsto dall'Art. 208 del DPR 18/67 per far fronte a casi simili”. Ancora una volta, però, viene fatto notare che – nonostante il parere favorevole dell’Avvocatura dello Stato a tale istanza – risulta “impossibile al momento per il Ministero degli Esteri prevederne l’esito”.
“Prendo atto del fatto che la vicenda sembri avviarsi a una soluzione – afferma l’On. Fedi – sebbene con un ritardo tale da ledere i diritti di un contrattista al servizio della nostra rete consolare. Ritengo che sarebbe opportuno risolvere la questione senza farsi dettare i tempi dal Governo libico”, conclude il deputato del Pd eletto all’estero.


ADDIO CANDIDO COATITI PROTAGONISTA DELLO SVILUPPO DEI TRASPORTI IN ABRUZZO



Sono stato alle sue dipendenze per tanti anni e mi ha colpito profondamente la notizia della sua morte appresa dai giornali ad esequie avvenute. Candido Coatiti, il “DIRETTORE” è scomparso
improvvisamente nei giorni scorsi senza che nessuno lo sapesse al di fuori dei suoi familiari.
Conosciuto in tutta la regione per aver diretto per molti anni la Gestione Commissariale Governativa della Ferrovia Penne -Pescara e Trasporti Urbani di Pescara (oggi Gestione Trasporti Metropolitani), era un professionista di idee avveniristiche sempre alla ricerca di innovazioni nel campo della mobilità urbana, come nell’architettura d’avanguardia e nella tecnologia dei trasporti pubblici.
Per sua espressa volontà ha preferito andarsene in silenzio ma lascia una traccia indelebile delle sue opere non solo a Pescara ma in tutto l’Abruzzo e in molte altre regioni d’Italia dove ha realizzato importanti opere di edilizia civile. Gli ex collaboratori lo ricordiamo con commozione, affetto e riconoscenza per aver avuto la fortuna di lavorare con lui apprendendo tanti segreti sul complesso mondo dei trasporti.
A volte sapeva essere rigido quando le esigenze aziendali richiedevano la massima concentrazione ma chi lavorava con lui sapeva benissimo che il rispetto delle regole infine premiava tutti con la soddisfazione e la gratificazione dei risultati raggiunti; come quando la Gestione Governativa, tra le prime aziende italiane, ridusse un passivo enorme nel giro di pochi anni.
Altra sua dote rara nell’Italia delle raccomandazioni era la refrattarietà alle pressioni politiche a costo anche di “dispiacere” a qualche pezzo grosso.

Giunto da Bari, sua città natale, negli anni ‘60 fu assegnato, come funzionario del Ministero dei Trasporti, alla direzione della ex FEA passata sotto la gestione del Governo in seguito a fallimento. Iniziò la ricostruzione dell'Azienda con impegno e in breve tempo riuscì a fondere la ex Forlini con l'ex Fea allargando la rete delle linee urbane e istituendo rapidi servizi sostitutivi della ferrovia Penne Pescara.
Il suo costante impegno fu sempre rivolto alla modernizzazione dei servizi introducendo per la prima volta in Abruzzo la meccanizzazione dei biglietti e la razionalizzazione dei servizi tecnici con notevoli benefici per l'utenza.
Ma Candido Coatiti non fu solo il creatore della vasta rete di servizi urbani ex extraurbani nell’area metropolitana Pescarese riconosciuta da tutti all’avanguardia del settore. Dopo aver lasciato per limiti di età la G.G. fu chiamato a progettare e poi a dirigere l’aeroporto Liberi che in pochissimo tempo triplicò il numero dei viaggiatori e si aprì una pagina importante nel trasporto aereo regionale.
Come ingegnere civile realizzò grandi infrastrutture con criteri avveniristici come lo stesso deposito G.G. di Via Aterno, alcuni ponti stradali in zone difficili (Caramanico) e importanti opere pubbliche nell’Italia del Sud.
Non basterebbe un libro intero per tracciare una biografia dell’Ing. Coatiti. La nostra Comunità lo ricorderà non solo per le sue doti di dirigente illuminato ma soprattutto per essere stato un protagonista dello sviluppo della città di Pescara che lui amava ed aveva scelto per viverci e per lavorare. Ai figli Ciro e Maurizio le condoglianze sentite dell’amico Romano Di Bernardo.

Tuesday, February 17, 2009

IL CROLLO DELLA FONTANA DI TOYO ITO INTERESSA LA STAMPA DI MEZZO MONDO ***

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Come autentico pescarese sono profondamente colpito dal crollo della fontana di Toyo Ito. Dopo la sua inaugurazione avevo spedito diverse fotografie della scultura ad amici che vivono all’estero vantandomi, si fa per dire, di vivere in una città che, anche se povera di monumenti antichi, poteva mostrare non solo la “nave” di Cascella e diverse opere pittoriche di Michetti, ma anche una realizzazione del famoso scultore giapponese. Comunque non dobbiamo drammatizzare; una soluzione certamente si troverà. I soldi spesi sono tanti e chi li ha intascati dovrà impegnare per risolvere il problema.
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Potrebbe trattarsi di un cedimento strutturale ma le cause del crollo improvviso della costosa fontana installata nella “Piazza Salotto” di Pescara, opera del famoso scultore Toyo Ito sono ancora da accertare. Ormai tutta la stampa nazionale si sta interessando dell’evento che ha suscitato tanto clamore soprattutto per la pretesa che l’opera, chiamata Huge wine glassper la sua somiglianza ad un grosso calice di vino rosso, pretendeva di dare una dimensione diversa e futuribile alla città come richiamo turistico e come immagine di grande capolavoro.
Mentre i tecnici sono impegnati per capire cosa in realtà sia successo alla fontana solo dopo due mesi dalla sua inaugurazione avvenuta in pompa magna il 14 di dicembre prima del terremoto giudiziario che ha interessato l’amministrazione comunale della città dannunziana.
In molti ambienti della cittadini la rottura della fontana è stata associata nell’immaginario collettivo al crollo dell’amministrazione guidata dall’ex sindaco D’Alfonso che, a prescindere dalle disavventure giudiziarie che lo vedono sotto accusa per alcuni reati, è criticato per la spesa di oltre un milione di euro intascata dall’autore della scultura. Il 70% a carico della soc. Lafarge ed il 30% dalla Fondazione 'PescarAbruzzo'.Il monumento, tanto osannato, che ha ceduto improvvisamente, è alto cinque metri ed è realizzato in materiale acrilico “polimetilmetacrilato”, fra le resine acriliche più trasparenti al mondo.
La Clax Italia, la società che ha realizzato il progetto dell'architetto giapponese Toyo Ito dello Huge Wineglass, fa sapere che è pronta a ripristinare l'opera non appena accertato cosa abbia provocato il cedimento. La stessa azienda poi tiene a precisare che sia le sculture realizzate ai mercati di Traiano a Roma, sia i due cubi di Bagdad hanno resistito addirittura (gli ultimi due) alla recente guerra in Iraq. Quello di Piazza della Rinascita a Pescara sarebbe il primo caso di cedimento strutturale.


Friday, February 13, 2009

A Pescara: IL PONTE DEL MARE SARA’ PRONTO PER LA PROSSIMA ESTATE ? ***


Sarà l’immagine di Pescara che resterà nella memoria del visitatore della città il “Ponte del Mare” che sta sorgendo sul vecchio porto canale e che unirà le due “marine” 7 appartenenti, fino al 1927 a territori di due province diverse divise dal fiume che ha dato il nome alla città di D’Annunzio.
Il vecchio sogno dei pescaresi si sta avverando e i pescatori di Borgo Marino Sud non hanno più bisogno del “traghettatore” per passare sull’altra banchina.
Ma il Ponte sarà anche la carta vincente per la valorizzazione dell’area dell’ex mercato ortofrutticolo. Una volta bonificata e liberata dalle tonnellate di amianto (coperture di eternit) che contiene, questa zona (vera e propria ambientale) costituirà, secondo gli amministratori e gli imprenditori privati che finanziano la costruzione del Ponte, un polo d’attrazione per le attività portuali, turistici e commerciali di Porta Nuova.

CARARISTICHE TECNICHE DEL PONTE DEL MARE

Il ponte è lungo 400 metri e i due percorsi, a circa 10 metri di altezza, sono larghi quattro metri e tre metri. Il primo ciclabile e il secondo riservato ai pedoni, si ricongiungono alle estremità formando un’unica sede. Il pilone centrale, alto 50 metri, è leggermente inclinato e regge una fune primaria alla quale sono fissati i tiranti secondari che sostengono e bilanciano i due rami separati.
Il sistema dei tiranti secondari crea due fusi conici e rappresenta sicuramente un inedito linguaggio strutturale nella letteratura dei ponti, e in tema di Ponte del Mare evoca l’immagine di due vele che s’intersecano. La struttura portante dei due impalcati è prevista in acciaio protetto con rivestimenti metallici (inox o alluminio), la piattaforma in calcestruzzo collaborante con l’acciaio. Tale tecnica costruttiva permette di minimizzare le oscillazioni del ponte, leggero e a grande luce, eliminando anche le torsioni della sezione. I tratti di estremità sono a semplice campata di 30 metri circa in acciaio-calcestruzzo su piloni in acciaio. Sia il pilone centrale che gli impalcati saranno illuminati in modo tale da rendere pienamente percepibile anche di notte la spazialità dell'opera. La piattaforma ciclabile e pedonale sarà trattata con speciali materiali antisdrucciolo.
PROGETTO ARCHITETTONICO: Arch. Walter Pichler & Partner (Bolzano) PROGETTO ESECUTIVO: Studio De Miranda Associati (Milano) ANALISI STRUTTURALE: Ing. Thomas Dusatti, Delta Ingegneria (Trento) GEOTECNICA, FONDAZIONI e OPERE in C.A.: Ing. Bruno Bianco, Studio IGM (Basiglio - Milano)
Tracciato ciclabile: 440.72 m;
Tracciato pedonale: 465,60m
Superficie complessiva degli impalcati: 3.108 m2
La pendenza delle rampe non supera
Questo ponte è stato criticato da esponenti politici contrari alla giunta D’Alfonso per diversi motivi.
Ne cito alcuni.

Una pendenza dell'8% il che renderebbe il ponte inaccessibile ai disabili quanto alle mamme con i passeggini
Un'altezza di 14,5 metri dal suolo il che lo renderà soggetto a delle oscillazioni non indifferenti per chi riuscirà a percorrerlo
Il mancato contributo allo snellimento del traffico
Un esborso di circa 7 milioni di euro (che comunque sarà in larga parte finanziato da imprenditori locali)

Monday, February 09, 2009

Interessa gli appassionati di Astronomia ***OCCHIO ALLA COMETA “LULIN” E AL “LEONE MAGGIORE”***



In collaborazione con l’Unione Astrofili Italiani, grazie ad Internet, con i telescopi remoti, possibile l’esplorazione della costellazione del Leone Maggiore per celebrare l’Anno Internazionale dell’ Astronomia
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E’ la prima visita di Lulin all’interno del Sistema Solare e nessuno sa come si manifesterà
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(di Nicola Facciolini )

Si avvicina alla Terra l’affascinante “cometa verde” C/2007 N3 Lulin. I suoi gas, in prossimità del Sole, stanno dipingendo lo spazio di verde: emissioni gassose ben note agli astronomi che la stanno osservando ormai da mesi. La cometa Lulin, scoperta nel 2007 da una collaborazione tra astronomi di Cina e Taiwan, si sta avvicinando: ci “sfiorerà” il prossimo 24 febbraio 2009 (Carnevale) da una distanza di sicurezza di 60 milioni di chilometri. Un piccolo record perché dovrebbe raggiungere una luminosità stimata dagli astronomi tra la quarta e la quinta magnitudine visuale ad occhio nudo, a meno di sorprese dell’ultima ora.

E’ consigliabile l’uso di binocoli e piccoli telescopi. le comete, grossi sassi di neve sporca che vagano nel cosmo, riservano quasi sempre grosse sorprese. I getti che colorano la Lulin di verde, emessi dal nucleo, contengono cianogeno, un gas ritrovato in molte comete, e carbonio biatomico. Sostanze che garantiscono un alone verde quando sono illuminate dalla luce del Sole nei freddi spazi siderali. Per osservarla bisogna guardare a sud tra le stelle della costellazione della Bilancia. Il 16 febbraio transiterà nella costellazione della Vergine e il 24 febbraio apparirà a poca distanza dal pianeta Saturno nella costellazione del Leone. Sta già attraversando il campo di stelle molto interessanti. Nelle immagini (in bianco e nero) raccolte dagli astrofili Ernesto Guido, Giovanni Sostero e Paul Camilleri la cometa verde ha offerto una prima sorpresa mostrando una “disconnessione”, ossia un distacco della coda di plasma.

Ma lo spettacolo cosmico è appena cominciato. La cometa Lulin sta gradualmente migliorando in maniera significativa la sua visibilità. Gli astronomi sanno che così è possibile cercare di osservare in dettaglio dei fenomeni inconsueti sviluppati nell’interazione tra l’astro chiomato e il Sole. Tra questi, come fanno notare gli esperti dell’Unione Astrofili Italiani, vi sono talvolta le disconnessioni della coda di plasma, ovvero delle “interruzioni” nel fluire dei gas ionizzati (tipicamente di colore azzurrastro, formati da ioni CO+) indotte dalle brusche variazioni del campo magnetico portato con sé dal vento solare: il campo magnetico solare stacca e trascina con se la coda di ioni, mentre se ne forma subito dopo una nuova con una orientazione leggermente diversa. La mattina del 4 febbraio, riprendendo in remoto dal New Mexico la cometa Lulin, gli astronomi hanno avuto la fortuna di documentare una disconnessione nella coda di plasma della cometa (forse, la prima identificata su questa cometa). Essa è visibile come una specie di “nodulo” di aspetto diffuso, in allontanamento dalla zona nucleare della cometa.

Non è tutto. In attesa del massimo avvicinamento della Lulin, Giorgio Bianciardi dell’Unione Astrofili Italiani ci avverte che venerdì 6 febbraio 2009, collegandosi via internet al telescopio remoto UAI (http://telescopioremoto.uai.it/ ) e agli altri osservatori remoti di “Skylive”, sarà possibile effettuare un fantastico viaggio nello spazio. “Con i telescopi remoti andremo a esplorare la costellazione del Leone Maggiore. Dalle 21:30 alle 23:00, nell’ambito dell’Anno Internazionale dell’ Astronomia”. Partendo dalle stelle a noi più vicine, a poche decine di anni luce dalla Terra, ci proietteremo oltre la Galassia. La posizione della costellazione rispetto al piano della Via Lattea ci permetterà infatti un viaggio attraverso galassie, ammassi e superammassi di galassie fino a distanze misurabili in miliardi di anni luce.

Le immagini che verranno scattate dallo staff di Skylive saranno commentate in audio, costruendo il viaggio attraverso gli oggetti deep-sky del Leone Maggiore. Il collegamento è, come sempre su Skylive, gratuito. E’ sufficiente chiedere la password gratuita (che varrà per sempre) sul sito http://www.skylive.it/ (almeno 24 ore prima del collegamento) e quindi fare il download del programma “Skylive-NG” che con due semplici click si installerà automaticamente sul vostro computer. Skylive ospita a Pedara, sulle pendici dell’ Etna, quattro telescopi remoti, tra cui il telescopio remoto dell’Unione Astrofili Italiani, e altri due osservatori remoti in Australia. Il collegamento e il download delle immagini è completamente gratuito per tutti gli astrofili che richiedano la password personale (http://www.skylive.it/ ). Non solo. Un piccolo abbonamento abilita l’utente al controllo completo, in piena autonomia e senza limite di orario, in modo condiviso, di tutti i telescopi italiani e australiani. Forti sconti per i soci UAI e per i docenti delle scuole.

Friday, February 06, 2009

“I RAGAZZI EBREI DI VILLA EMMA A NONANTOLA 1942-1943”***


A PESCARA PALAZZO MEZZOPRETI

Dal 7 febbraio è aperta la mostra “I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola 1942-1943”, ospitata nello spazio Le Cantine dell’Arte di Palazzo Mezzopreti, sede del Conservatorio e rimarrà aperta fino al 14 febbraio, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 ( esclusa la domenica).
La mostra, promossa dalla Provincia di Pescara con la Fondazione Villa Emma di Nonantola (MO), ripercorre attraverso una serie di fotografie la vita di 73 ragazzi accolti a villa Emma e dei loro accompagnatori durante il loro soggiorno a Nonantola, tra il 1942 e il 1943.
La loro storia è profondamente segnata dagli eventi della fine della seconda Guerra Mondiale, in particolare con le persecuzioni naziste ai danni degli ebrei in Germania, in Austria, in Jugoslavia e in Italia, ma anche con la resistenza partigiana e con la grande solidarietà delle famiglie di Nonantola, che non esitarono ad accoglierli nelle proprie case durante l’occupazione tedesca dell’Italia.
Nella primavera del 1942 la Delasem, organizzazione assistenziale degli ebrei italiani, prese in affitto Villa Emma a Nonantola, presso Modena, per trasferirvi un gruppo di 43 ragazzi e 9 accompagnatori e per preparare il loro trasferimento definitivo in Palestina. Inizialmente la villa non era predisposta per accogliere i ragazzi, ma dopo alcune settimane, verificata la necessità del gruppo di stabilirsi a Nonantola per un lungo periodo, venne fornita dell’indispensabile, ed i ragazzi poterono intraprendere una vita ordinata, fatta di lezioni scolastiche e di falegnameria, lavori agricoli, faccende domestiche. La storia dei ragazzi ebrei di Nonantola è però anche una storia di solidarietà e di amicizia che coinvolge la popolazione locale: col tempo, i ragazzi iniziarono a frequentare i loro coetanei dando vita a numerose amicizie con i ragazzi del luogo, che in alcuni casi si sono mantenute fino ad oggi. Nella primavera del 1943 arrivarono a Villa Emma altri 33 ragazzi dalla Bosnia e dalla Croazia. Si trovarono così a vivere a Villa Emma 73 ragazzi e 13 adulti, divisi da profonde differenze culturali e dalla difficoltà di comunicare per via della lingua. L’8 settembre del 1943 non segnò solo la fine della guerra in Italia, ma anche una nuova grande difficoltà per gli ospiti della villa di Nonantola, che con l’occupazione dell’Italia da parte dei tedeschi, furono costretti a fuggire di nuovo per rifugiarsi in parte nel locale Seminario, in parte in casa di artigiani, contadini e commercianti di Nonantola e dei paesi limitrofi aiutati dal medico Giuseppe Moreali e da Don Arrigo Beccari. Dopo cinque settimane, la necessità di sfuggire ai rastrellamenti spinse il gruppo a riprendere la fuga verso la Svizzera aiutati dai contrabbandieri. Si salvarono tutti e la maggior parte di loro, alla fine della guerra raggiunse la Palestina dove vive ancora oggi. L’unico ad essere deportato fu un ragazzo di Sarajevo, Salomon Papo, che dopo un breve soggiorno a Villa Emma era stato ricoverato in un sanatorio sull’Appennino Modenese e il cui nome compare nella lista di un convoglio per Auschwitz, dove morì probabilmente nelle camere a gas.
La vicenda dei ragazzi di Villa Emma rappresenta uno straordinario esempio di generosità degli italiani verso gli ebrei durante l’occupazione tedesca, riconosciuta anche dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale di Israele delle vittime ebree dell'olocausto, che ha onorato l’opera di Giuseppe Moreali e Don Arrigo Beccari, primi due italiani insigniti del titolo di Giusti tra le nazioni e con un albero nel Viale dei Giusti a Gerusalemme.
Negli spazi della mostra, sarà possibile anche assistere alla proiezione del film-documentario I ragazzi di Villa Emma” prodotto da RAI Educational per “La storia siamo noi”


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