Tuesday, May 12, 2009

LIBANESI E PALESTINESI INSIEME PER COSTRUIRE LA PACE



*** Nel workshop di Deposito dei Segni ***E quest’anno l’associazione è su un’importante pubblicazione.






Per il terzo anno consecutivo l’associazione di Spoltore Deposito dei Segni ha rappresentato l’Abruzzo in Libano al festival di primavera Janana Mobile Spring Festival, (12-19 aprile) che attraverso le sue attività sostiene il grande progetto sociale di supporto alla scolarizzazione e alla lettura dei bambini palestinesi e libanesi. Cam Lecce e Jörg Grünert hanno contribuito alla formazione professionale promossa dal Centro Al Jana/Arcpa di Beirut per gli animatori socio-culturali che operano nei campi profughi e nelle aree decentrate ed emarginate del territorio libanese.
«Siamo arrivati a Beirut il giorno di domenica 5 aprile – ricorda Cam Lecce – La nostra partecipazione al Janana Mobile Spring Festival è iniziata con una stretta al cuore per le notizia del terremoto che ci ha raggiunti a Beirut il lunedì stesso. Moltissimi nostri amici sono rimasti senza dimora e abbiamo impiegato giorni per avere loro notizie».
«Anche quest’anno nella settimana precedente il festival abbiamo condotto un laboratorio con giovani dei campi profughi e loro coetanei libanesi – racconta Jörg Grünert – Nel workshop abbiamo proposto la costruzione di grandi burattini di strada, grandi puppets da indossare, per raccontare e drammatizzare la fiaba palestinese “Il gatto e il latte”. Protagonisti nella costruzione dei burattini, nella messa in scena e nella rappresentazione sono stati giovani palestinesi provenienti dai campi profughi di Naher El Bared, Burj El Shamali, Qasmiye Gathering e Mar Elyas e giovani libanesi provenienti da Beirut e Sibleen che, di anno in anno, aggiungono piccoli tasselli alla loro formazione anche attraverso le nostre attività di “teatro didattico”, incrementando così la loro competenza professionale».
Ha fatto parte dello staff il fotografo Jacopo Pasqui, che ha realizzato un reportage dell’intera manifestazione.

Le attività di teatro didattico e sociale che Deposito Dei Segni svolge da cinque anni in Libano sono presenti all’interno del prestigioso Annale di TEATRO E STORIA – Annali 29, XXII (2008), pubblicato da Bulzoni nel febbraio 2009. Il volume pone attenzione alle voci del teatro vivente coniugando riflessioni sul lavoro storico e teorico e investiga sulla scena, le metodologie, i grandi maestri con monografie, interventi, report e lettere. Cam Lecce e Jörg Grünert sono presenti con il report: “Teatro didattico nei campi profughi palestinesi in Libano”, con una nota introduttiva di Raimondo Guarino, docente di Teatro al Dams di Roma.

L’allegra compagnia dei commedianti dell’arte da Nord a Sud, da Est ad Ovest, ha coinvolto centinaia e centinaia di bambini, ragazzi, giovani, adulti, vecchi e si è svolto a Beirut, Baalbeck, Sidone, Tripoli, Sebleen e Tiro. È stato organizzato dal centro Al Jana/Arcpa è sostenuto da Unione Europea, Unicef, Brot für die welt, Anera, Welfare Association in collaborazione con il Janana network e il Children - Friendly Library, con la cooperazione di biblioteche, associazioni, organizzazioni civili, scuole e municipalità libanesi.

L’intervento al Janana Mobile Spring Festival fa parte del più vasto progetto “La linea di pace”, Il progetto è a cura del Deposito Dei Segni Grazie al sostegno della Regione Abruzzo, delle Province di Pescara e di Teramo e dai Comuni di Pescara (capofila), Spoltore, Giulianova, questo progetto è inserito nel più ampio programma de “La linea di pace”, che gode del patrocinio della Presidenza della Giunta Regionale, della Presidenza del Consiglio Regionale, della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Teramo, della Facoltà di Scienze Sociali e della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università “G. d’Annunzio” di Pescara-Chieti, del Comune di Nereto, della CGIL Regionale; e delle Camere del Lavoro Territoriale di Pescara e Teramo.



Ufficio stampa Deposito dei Segni
Cristina Mosca – tel 328/4131195 – crimosca@gmail.com
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PONTE DEL MARE, ROTATORIE, PIANO REGOLATORE PORTUALE, RIVIERA SUD, NUOVO TRIBUNALE …..PESCARA HA CAMBIATO VOLTO CON LA GIUNTA D’ALFONSO



IL PONTE DEL MARE

Mentre scrivo questa nota molti pescaresi si chiedono quale sarà impatto del ponte del mare,vicino alla conclusione dei lavori, sulla immagine di Pescara marittima. Tra qualche giorno, infatti, le due campate del nascente ponte ciclo-.pedonale che unirà le due riviere saranno congiunte dagli ultimi due pezzi che mancano per il completo superamento del fiume.
Il ponte del mare, fortemente voluto dall’ex sindaco D’Alfonso e avversato da diversi suoi rivali, resterà comunque un segno di un periodo rigoglioso di iniziative di una Giunta attiva e illuminata che ha trasformato il volto della nostra Città e che poi è finita in maniera inattesa lasciando l’amaro in bocca a quanti credevano che si fosse all’inizio di una lunga stagione di progresso per Pescara.
Questa opera significativa è stata politicamente strumentalizzata ed ora appartiene al repertorio propagandistico in negativo o in positivo a seconda del colore di chi aspira a prendere il posto del Sindaco “caduto”.

LE ROTATORIE
Prima che entrassero in funzione le rotatorie, che man mano hanno contribuito ad agevolare il traffico all’interno di Pescara, per raggiungere il Centro dalla mia abitazione di San Silvestro impiegavo dai 20 ai 25 minuti. Ora, passando per la riviera Sud, impiego 10 minuti in meno e incontro solo un lieve rallentamento (dipende dai giorni) in Piazza della Marina, sia entrando che uscendo dal Centro.
Il mio caso è emblematico perché testimonia la mobilità di un automobilista medio che percorre il tratto urbano almeno 4 volte al giorno.
Allora penso a quelle pagliacciate con cartelli di protesta degli oppositori politici della Giunta contro le rotatorie e spero che i pescaresi riflettino prima di promettere il voto agli aspiranti candidati a Sindaco che in questi giorni stanno riempiendo le bacheche con radiosi sorrisi sottolineati da slogan di sapore vagamente americano.

IL PIANO REGOLATORE PORTUALE
La presentazione in Comune del Piano Regolatore Portuale è stato un evento sicuramente importante per l’avvenire del nostro scalo marittimo.
Anche in quella occasione gli aspiranti sindaci hanno detto la loro. Per carità, nulla di eccezionale. Solo che non hanno saputo dire che le solite banalità ormai assurte ad emblema di chi non sa fare altro che dire “no” a qualsiasi progetto che riguardi la nostra città.
Se Pescara riuscirà a risolvere il suo problema portuale diventerà il terminale dei traffici marittimi nel Centro Adriatico. Se invece si continua a rallentare l’iter del piano regolatore con continue richieste di valutazione di impatto ambientale allora i tempi si triplicheranno e il porto si farà tra 20 anni. Tutti i benpensanti ormai sanno che spesso si dice di no a qualsiasi opera pubblica di un certo rilievo solo per visibilità politica, anche quando l’impatto ambientale è solo nella mente di chi vuol guadagnarsi un pezzetto di consensi elettorali.

RIVIERA SUD
La riqualificazione della riviera Sud pare che sia piaciuta a tutti a giudicare dalla quantità di gente che al primo apparire del sole la popolano con bambini e nonni al seguito.
Almeno così pare non essendo ancora uscito in piazza l’oppositore di turno per criticare che l’erba è troppo alta e che le fontanelle bagnano troppo il suolo.
In conclusione, questa non vuole essere una difesa della Giunta D’Alfonso sconvolta dalle note vicende giudiziarie. E’ una sottolineatura di uno degli aspetti del clima che caratterizza la città in questa primavera giunta in ritardo. Gli aspiranti sindaci, tutti critici nei confronti delle opere realizzate da D’Alfonso, sono belli, sorridono alla Berlusconi ma è mia impressione, come uomo della strada, che una volta eletti, dovranno sudare per essere buoni amministratori di una Città come la nostra e scrollarsi di dosso il loro provincialismo.

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Wednesday, May 06, 2009

L’ISPETTORE FORESTALE INTERVISTATO DA “ANNO ZERO” E CONTESTATO DAI SUPERIORI SI DIFENDE




Senza entrare nel merito della contestazione credo opportuno pubblicare la documentazione che segue in quanto il caso dell’Ispettore Superiore Pier Giorgio Cortesi della Forestale non è stato adeguatamente trattato dai media forse nella convinzione che si trattasse di una forzatura politica.
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La lettera porta la data del 3 maggio

Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana
On.le Giorgio Napolitano

Al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri
On.le Silvio Berlusconi

Al Sig. Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
On.le Luca Zaia

Al Sig. Ministro dell’Interno
On.le Roberto Maroni

Al Sig. Ministro della Funzione Pubblica
On.le Renato Brunetta

Al Sig. Segretario Confederale della CISL
Raffaele Bonanni

Ai Sigg. Segretari Generali della FP e del SINALCO CISL

Alle OO.SS. Sindacali del CFS




Oggetto: Ispettore Superiore Forestale Pier Giorgio Cortesi - Contestazione ex art. 103 del D.P.R. 10.1.1957, n. 3. – Terremoto del 06.04.2009 in l’Aquila, Abruzzo.

In data 29.04.09 mi è stata recapitata una contestazione, che allego, da parte del preposto ufficio del CFS in cui mi si contesta il fatto di aver rilasciato una dichiarazione in divisa durante una ripresa televisiva del programma Anno Zero del 09.04.09, sui ben noti fatti del terremoto in l’Aquila; in quella sede avrei rilasciato dichiarazioni che hanno screditato le azioni della Protezione Civile e arrecato danno al CFS.

Le accuse rivoltemi mi colpiscono anzitutto come essere umano, cittadino della Repubblica Italiana, appartenente al Corpo forestale dello Stato, nonché Coordinatore Nazionale della CISL CFS, e desidero per questo che le SS.VV. abbiano piena coscienza dello stato fisico ed emotivo in cui, costretto dalla superiore necessità e dalla drammaticità degli eventi, mi sono trovato ad operare.

Premetto che io e la mia famiglia abbiamo abituale dimora (chiedo scusa, avrei dovuto dire avevamo, fino all’alba del 6 aprile) in Via Cola dell’Amatrice, al civico 32: immediatamente dietro i due palazzi implosi di piazzetta Rossi e adiacenti via S. Andrea. Aggiungo, per la necessaria comprensione di quanto accaduto, che nel palazzo in oggetto abitano sette nuclei familiari, compreso il mio. Alle ore 3.32 del giorno 6 aprile tutti, e ripeto tutti, siamo riusciti a salvarci. Ma credo che le SS.VV. comprenderanno bene qual era lo stato di ognuno di noi. In sintesi, io ero scalzo e in pigiama, mio figlio (8 anni) era abbracciato a me, mia moglie aveva portato in salvo la madre, ultraottuagenaria, ferita a un piede e dolorante, attraverso un percorso che oggi, alla luce del sole, dà letteralmente i brividi.

Ebbene – e credo che questo abbia significativo valore per quanto verrò a dichiarare – rendendomi conto dell’incredibile gravità della situazione e della necessità assoluta di intervenire, in qualunque modo, per portare aiuto a tutte le persone che erano rimaste travolte, sono rientrato nel mio appartamento con grave rischio e pericolo perché distrutto e nonostante fossero in corso ulteriori scariche sismiche, ho indossato l’uniforme da campagna con l’arma in dotazione e gli anfibi e sono ritornato a recare il mio aiuto.

Ecco perché al momento della dichiarazione ripresa dal giornalista televisivo, verso sera, sotto la pioggia, stanco ed esasperato mi trovavo in uniforme da campagna: era l’unico indumento che ero riuscito a reperire fino a quel momento, perché prioritario per me non era la forma ma la sostanza, ovvero cercare di salvare più vite umane possibili.

Aggiungo che, verso la sera del 6 aprile, dopo una giornata passata senza soste sulle macerie dei due palazzi caduti, per cercare di estrarre vive il maggior numero possibile di vite umane, senza più notizie dei miei parenti, in assoluta ignoranza della loro incolumità, senza preoccuparmi della mia famiglia – che sapevo però al sicuro, affidata a mia moglie e agli amici in un prato non lontano dalle case cadute - io ho rilasciato al dott. Ruotolo delle dichiarazioni veritiere e inconfutabili rispetto alla situazione di quel momento, dichiarazioni che in qualità di Uomo dello Stato, di Cittadino, di Padre, di Terremotato non potevo, in fede e coscienza, non rendere; il valore di quanto ho dichiarato, attraverso la restituzione dei fatti qui proposta, deve essere interpretato nel giusto senso e non stravolto come invece si vuol fare, anche con questa contestazione.

Desidero aggiungere che le mie dichiarazioni non erano rivolte esplicitamente ad alcun Organo o a Corpi Istituzionali e a persone che, in particolare in questa tragica occasione, si sono distinti per abnegazione, coraggio e capacità. Personalmente non ritengo si possa ravvisare una violazione dei propri doveri nell’aver lavorato 40 ore consecutive, tenendo alta l’Onorabilità e l’Autorevolezza del CFS: e tantissime persone presenti sulle macerie dei palazzi caduti in quei giorni hanno espresso nei miei confronti parole di apprezzamento che sono orgoglioso, oggi, di poter attribuire alla mia persona ma sopratutto alla Uniforme che indossavo.

Ritengo quindi di non aver screditato la Protezione Civile (i cui Vertici se si fossero veramente sentiti lesi dalle mie dichiarazioni avrebbero potuto e dovuto comunque denunciarmi all’Autorità Giudiziaria senza ricorrere all’espediente della contestazione in argomento utilizzando, tra l’altro, un’altra Amministrazione dello Stato) evidenziando che lì, sul posto, vi erano persone che lavoravano contro il tempo, a rischio della propria vita, ma che di fatto altre non sapevano cosa fare perché mancava un coordinatore unico e che fino a quell’ora non erano giunti sufficienti mezzi idonei per supportare i lavori di rimozione delle macerie e delle travi in cemento armato nonostante sotto di queste vi fossero ancora persone vive.

Inoltre asserire che le mie dichiarazioni hanno creato un conflitto tra Istituzioni dello Stato certifica ed avvalora la tesi, sostenuta da molti Uomini Politici, delle Istituzioni e Operatori del Settore della Sicurezza Pubblica che il conflitto esiste già ben prima delle mie dichiarazioni e conferma che in Italia vi sia una eccessiva sovrapposizione di competenze e quindi confusione dei ruoli tra la miriade di organismi Pubblici locali, centrali ed il Volontariato;

Affermare poi che vi è stata una sottovalutazione della situazione da parte degli Organismi competenti, nonostante quattro mesi di scosse, che ripetutamente hanno portato alla sospensione delle attività didattiche, e che nonostante la scossa delle ore 22,49 della sera del 5 aprile (del 4.1 scala Richter secondo l’Osservatorio di Postdam) non era stato dato alcun allarme alla popolazione, malgrado la Prefettura fosse stata nel contempo evacuata, non credo sia stato un oltraggio bensì una semplice valutazione che tutti i cittadini colpiti dal sisma ed ogni persona di buon senso avrebbero incondizionatamente fatto ;

Non riconoscere la grave situazione critica creata dagli abusi edilizi poi condonati, o non vedere che la possibilità di ampliare del 20% le abitazioni, magari costruendoci sopra la mansarda è stata una cosa sbagliata offende i tanti colleghi del CFS e degli altri Corpi di Polizia (che hanno denunciato questo tipo di abusi alla magistratura, svolgendo indagini delicate e faticose) e ridimensiona il ruolo del CFS in questo importante ambito dell’attività di Polizia Giudiziaria (per precisione su un palazzo caduto e dove ho operato era stata realizzata una bella ed amplissima mansarda ed eseguite opere interne che sicuramente ne hanno minato la stabilità);

Ribadisco che da questa contestazione mi sento oltraggiato come essere umano, cittadino, forestale e a questo punto anche minacciato come rappresentante sindacale che, pur essendo in aspettativa e perfettamente legittimato a fuggire in luoghi sicuri, come hanno fatto tanti, ha solo cercato di fare il proprio dovere e riferito la verità dei fatti, cosa che ogni Uomo delle Istituzioni dovrebbe invece fare;

Mi preme inoltre informare che il Comando Provinciale e Regionale del CFS dell’Aquila, la sala operativa del 1515 e diversi colleghi sapevano che stavo lì operando perché avevo dato loro la mia disponibilità e che al momento in cui ho fatto le dichiarazioni contestate l’ultima cosa che avrei mai pensato di fare, per parlare di quel che avevo visto e stavo vivendo, era quella di chiedere un’autorizzazione a Superiori che in quel momento avevano ben altro da fare.

Mi sento la coscienza pulita e ho la serenità di chi è nella convinzione di aver contribuito con l’Uniforme del Corpo forestale dello Stato a salvare delle vite umane (abbiamo estratto vive dalle macerie almeno 7 persone), il che vale molto ma molto di più di una contestazione condizionata e forzata da attenzioni diverse rispetto al bene comune celandosi dietro un azione che vorrebbe far credere di difendere l’onorabilità del Corpo forestale dello Stato (di cui con orgoglio rivendico l’appartenenza), che si basa su presupposti pretestuosi, che evidenziano ancor di più l’avversione verso chi è incline, seppur nel limite del possibile, a fare in ogni situazione il proprio dovere. Avversione verso un sindacalista abbastanza critico rispetto a come viene gestito il CFS ed il Soccorso Pubblico, innescata da soggetti molto interessati ad anteporre il proprio potere personale alla vita e alla dignità delle persone, da chi non può aver idea di cosa sia veramente avvenuto in quei momenti e che cosa possa essere l’esistenza di chi è terremotato, purtroppo concretizzata da un Dirigente che si deve assumere la responsabilità, per conto terzi, di questo vile gesto.

In tutta questa faccenda - nella quale comunque non intendo assolutamente rivestire il ruolo di vittima sacrificale di alcuno - a cui reagirò con le dovute cautele e con la determinazione ed il ruolo di rappresentante sindacale che rivesto per andare fino in fondo a evidenziare chi sta veramente disonorando il Corpo forestale dello Stato, della Protezione Civile e della CISL, ho solo il rammarico di non avere potuto contribuire a salvare tutte quelle altre persone perite sotto le macerie anche per i motivi che ho sopra addotto a cui, se la Giustizia Italiana non darà riscontro, spero proprio provveda a giudicare a suo tempo il Padre Eterno.

Questo è ciò che ho da dire in merito alle contestazioni rivoltemi e al contesto in cui sono scaturite che mortificano la mia persona e che stanno infangando ed umiliando i Cittadini dell’Aquila e delle zone terremotate con tutta una serie di atti ed omissioni non più tollerabili chiedendo alle SS.VV. un intervento, per quanto di competenza, per prendere provvedimenti affinché questo atto ingiustificato e denigratorio della mia persona e del mio ruolo di rappresentante dei lavoratori del CFS venga censurato e affinché nella gestione del Sisma in Abruzzo vi sia più trasparenza ed onestà.

Distinti saluti

Il Coordinatore Nazionale CISL CFS
Pier Giorgio Cortesi


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L’Aquila 29 aprile 2009
All’Ispettorato Generale del CFS
Divisione 13^
Via G. Carducci 5
00187 ROMA


Oggetto: Ispettore Superiore Forestale Pier Giorgio Cortesi - Contestazione ex art. 103 del D.P.R. 10.1.1957, n. 3.


In relazione alla contestazione rivoltami da codesto superiore ufficio, Prot. N. 1045 Ris del 17 aprile 2009 e notificatomi in data odierna comunico che le dichiarazioni a cui si fa riferimento sono state rilasciate in un momento di forte tensione emotiva e drammaticità.

Mi trovavo in divisa poiché era l’unico indumento che ho potuto indossare in quel momento considerando che la mia abitazione è all’interno completamente distrutta.

Che le affermazioni fatte non sono rivolte ad alcun Organo Istituzionale ma riferite ad una situazione rispecchiante l’effettiva realtà del contesto, che era drammatico pervaso dalla disperazione e confusione.

Inoltre affermo che quanto espresso non è mai stato fatto qualificandomi come dipendente del CFS ma come semplice cittadino, terremotato e soccorritore sebbene in uniforme del Corpo a cui appartengo e, faccio presente, in distacco sindacale.

Distintamente
Ispettore Superiore
Pier Giorgio Cortesi