Monday, August 24, 2009

INCIDENTI IN MARE E IN MONTAGNA *** E’ UNA VERA STRAGE


Mi viene l’angoscia quando ascolto le notizie tristi che in questi giorni di vacanze stridono con il clima di serenità che ognuno di noi vorrebbe vivere.
A parte gli incidenti stradali legati alle ferie, tutti i giorni i media riferiscono di vere e proprie tragedie che accadono in mare e in montagna trasformando la “camminata” o un tuffo in un evento luttuoso.
Molti episodi di escursionisti caduti lungo i sentieri di montagna, come numerosi annegamenti sulle spiagge potrebbero essere evitati se il villeggiante fosse meno euforico e più attento alla sua e all’altrui incolumità.
Le cronache parlano spesso di inesperienza e di imprudenza nell’affrontare gite su sentieri difficili oppure tuffi in acqua durante la digestione.
Parliamo prima della montagna.
A me piace andare in montagna per restarci un solo giorno, senza percorsi difficili, approfittando, quando ciò sia possibile, delle specialità gastronomiche del posto. Ciò non vuol dire che, se avessi avuto la possibilità di apprendere da piccolo i segreti della montagna, non mi sarei appassionato agli orizzonti montani come ora amo quelli marini.

Non posso perciò dare nessun consiglio utile a chi ama la montagna se non la generica banale raccomandazione: fate attenzione dove mettete i piedi.

Altro discorso è se parliamo di mare. E’ un elemento che assume diverse facce e quindi ci sono diversi modi per affrontarlo e praticarlo.
C’è il mare dei pescatori, non gli sportivi ma quelli che navigano sui pescherecci. Non vi scandalizzate se vi dico che almeno un 40% di questi lavoratori che passano giorni calando e salpando reti non sa nuotare o riesce appena a stare a galla.

Questi marinai conoscono le norme di sicurezza e le loro barche sono dotate di tutti i sistemi di soccorso, comunicazione e segnalamenti che la legge prevede. Anche se difficilmente indossano il giubbetto salvagente quando lavorano con mare mosso sanno come si affronta un temporale e come ci si deve comportare in caso di emergenza.

C’è il mare dei diportisti. Qui il discorso è un po’ diverso. Tra questi ci sono i buoni e i cattivi. I buoni sono quelli che rispettano i regolamenti e spesso vanno a vela. Poi ci sono gli “autisti del mare”;rappresentano un pericolo per tutti gli altri naviganti. Spesso guidano natanti di potenza elevata e non hanno una adeguata preparazione nautica.
Buona parte degli incidenti riguardano collisioni oppure il mancato rispetto dei segnali che indicano la presenza di sub in immersione.

L’ultimo sinistro grave, quello avvenuto nel golfo di Napoli, dove sono morti due fratelli, rientra nella categoria del mancato rispetto delle norme di navigazione. Senza entrare nel merito, da quello che si è appreso dai giornali, un grosso cabinato ha speronato un gozzo planandogli letteralmente sopra.

C’è il mare del bagnasciuga.
Questo è forse il mare più crudele che fa più vittime. Fin da quando avevo 10 anni mia madre mi insegnò che non dovevo entrare in acqua prima di tre ore dopo aver mangiato. Imparai a nuotare e rispettai sempre questa norma semplice ma che avrebbe potuto salvare almeno tre miei coetanei che nel corso degli anni sono morti sulla spiaggia di San Silvestro.


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