Wednesday, May 06, 2009

L’ISPETTORE FORESTALE INTERVISTATO DA “ANNO ZERO” E CONTESTATO DAI SUPERIORI SI DIFENDE




Senza entrare nel merito della contestazione credo opportuno pubblicare la documentazione che segue in quanto il caso dell’Ispettore Superiore Pier Giorgio Cortesi della Forestale non è stato adeguatamente trattato dai media forse nella convinzione che si trattasse di una forzatura politica.
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La lettera porta la data del 3 maggio

Al Sig. Presidente della Repubblica Italiana
On.le Giorgio Napolitano

Al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri
On.le Silvio Berlusconi

Al Sig. Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali
On.le Luca Zaia

Al Sig. Ministro dell’Interno
On.le Roberto Maroni

Al Sig. Ministro della Funzione Pubblica
On.le Renato Brunetta

Al Sig. Segretario Confederale della CISL
Raffaele Bonanni

Ai Sigg. Segretari Generali della FP e del SINALCO CISL

Alle OO.SS. Sindacali del CFS




Oggetto: Ispettore Superiore Forestale Pier Giorgio Cortesi - Contestazione ex art. 103 del D.P.R. 10.1.1957, n. 3. – Terremoto del 06.04.2009 in l’Aquila, Abruzzo.

In data 29.04.09 mi è stata recapitata una contestazione, che allego, da parte del preposto ufficio del CFS in cui mi si contesta il fatto di aver rilasciato una dichiarazione in divisa durante una ripresa televisiva del programma Anno Zero del 09.04.09, sui ben noti fatti del terremoto in l’Aquila; in quella sede avrei rilasciato dichiarazioni che hanno screditato le azioni della Protezione Civile e arrecato danno al CFS.

Le accuse rivoltemi mi colpiscono anzitutto come essere umano, cittadino della Repubblica Italiana, appartenente al Corpo forestale dello Stato, nonché Coordinatore Nazionale della CISL CFS, e desidero per questo che le SS.VV. abbiano piena coscienza dello stato fisico ed emotivo in cui, costretto dalla superiore necessità e dalla drammaticità degli eventi, mi sono trovato ad operare.

Premetto che io e la mia famiglia abbiamo abituale dimora (chiedo scusa, avrei dovuto dire avevamo, fino all’alba del 6 aprile) in Via Cola dell’Amatrice, al civico 32: immediatamente dietro i due palazzi implosi di piazzetta Rossi e adiacenti via S. Andrea. Aggiungo, per la necessaria comprensione di quanto accaduto, che nel palazzo in oggetto abitano sette nuclei familiari, compreso il mio. Alle ore 3.32 del giorno 6 aprile tutti, e ripeto tutti, siamo riusciti a salvarci. Ma credo che le SS.VV. comprenderanno bene qual era lo stato di ognuno di noi. In sintesi, io ero scalzo e in pigiama, mio figlio (8 anni) era abbracciato a me, mia moglie aveva portato in salvo la madre, ultraottuagenaria, ferita a un piede e dolorante, attraverso un percorso che oggi, alla luce del sole, dà letteralmente i brividi.

Ebbene – e credo che questo abbia significativo valore per quanto verrò a dichiarare – rendendomi conto dell’incredibile gravità della situazione e della necessità assoluta di intervenire, in qualunque modo, per portare aiuto a tutte le persone che erano rimaste travolte, sono rientrato nel mio appartamento con grave rischio e pericolo perché distrutto e nonostante fossero in corso ulteriori scariche sismiche, ho indossato l’uniforme da campagna con l’arma in dotazione e gli anfibi e sono ritornato a recare il mio aiuto.

Ecco perché al momento della dichiarazione ripresa dal giornalista televisivo, verso sera, sotto la pioggia, stanco ed esasperato mi trovavo in uniforme da campagna: era l’unico indumento che ero riuscito a reperire fino a quel momento, perché prioritario per me non era la forma ma la sostanza, ovvero cercare di salvare più vite umane possibili.

Aggiungo che, verso la sera del 6 aprile, dopo una giornata passata senza soste sulle macerie dei due palazzi caduti, per cercare di estrarre vive il maggior numero possibile di vite umane, senza più notizie dei miei parenti, in assoluta ignoranza della loro incolumità, senza preoccuparmi della mia famiglia – che sapevo però al sicuro, affidata a mia moglie e agli amici in un prato non lontano dalle case cadute - io ho rilasciato al dott. Ruotolo delle dichiarazioni veritiere e inconfutabili rispetto alla situazione di quel momento, dichiarazioni che in qualità di Uomo dello Stato, di Cittadino, di Padre, di Terremotato non potevo, in fede e coscienza, non rendere; il valore di quanto ho dichiarato, attraverso la restituzione dei fatti qui proposta, deve essere interpretato nel giusto senso e non stravolto come invece si vuol fare, anche con questa contestazione.

Desidero aggiungere che le mie dichiarazioni non erano rivolte esplicitamente ad alcun Organo o a Corpi Istituzionali e a persone che, in particolare in questa tragica occasione, si sono distinti per abnegazione, coraggio e capacità. Personalmente non ritengo si possa ravvisare una violazione dei propri doveri nell’aver lavorato 40 ore consecutive, tenendo alta l’Onorabilità e l’Autorevolezza del CFS: e tantissime persone presenti sulle macerie dei palazzi caduti in quei giorni hanno espresso nei miei confronti parole di apprezzamento che sono orgoglioso, oggi, di poter attribuire alla mia persona ma sopratutto alla Uniforme che indossavo.

Ritengo quindi di non aver screditato la Protezione Civile (i cui Vertici se si fossero veramente sentiti lesi dalle mie dichiarazioni avrebbero potuto e dovuto comunque denunciarmi all’Autorità Giudiziaria senza ricorrere all’espediente della contestazione in argomento utilizzando, tra l’altro, un’altra Amministrazione dello Stato) evidenziando che lì, sul posto, vi erano persone che lavoravano contro il tempo, a rischio della propria vita, ma che di fatto altre non sapevano cosa fare perché mancava un coordinatore unico e che fino a quell’ora non erano giunti sufficienti mezzi idonei per supportare i lavori di rimozione delle macerie e delle travi in cemento armato nonostante sotto di queste vi fossero ancora persone vive.

Inoltre asserire che le mie dichiarazioni hanno creato un conflitto tra Istituzioni dello Stato certifica ed avvalora la tesi, sostenuta da molti Uomini Politici, delle Istituzioni e Operatori del Settore della Sicurezza Pubblica che il conflitto esiste già ben prima delle mie dichiarazioni e conferma che in Italia vi sia una eccessiva sovrapposizione di competenze e quindi confusione dei ruoli tra la miriade di organismi Pubblici locali, centrali ed il Volontariato;

Affermare poi che vi è stata una sottovalutazione della situazione da parte degli Organismi competenti, nonostante quattro mesi di scosse, che ripetutamente hanno portato alla sospensione delle attività didattiche, e che nonostante la scossa delle ore 22,49 della sera del 5 aprile (del 4.1 scala Richter secondo l’Osservatorio di Postdam) non era stato dato alcun allarme alla popolazione, malgrado la Prefettura fosse stata nel contempo evacuata, non credo sia stato un oltraggio bensì una semplice valutazione che tutti i cittadini colpiti dal sisma ed ogni persona di buon senso avrebbero incondizionatamente fatto ;

Non riconoscere la grave situazione critica creata dagli abusi edilizi poi condonati, o non vedere che la possibilità di ampliare del 20% le abitazioni, magari costruendoci sopra la mansarda è stata una cosa sbagliata offende i tanti colleghi del CFS e degli altri Corpi di Polizia (che hanno denunciato questo tipo di abusi alla magistratura, svolgendo indagini delicate e faticose) e ridimensiona il ruolo del CFS in questo importante ambito dell’attività di Polizia Giudiziaria (per precisione su un palazzo caduto e dove ho operato era stata realizzata una bella ed amplissima mansarda ed eseguite opere interne che sicuramente ne hanno minato la stabilità);

Ribadisco che da questa contestazione mi sento oltraggiato come essere umano, cittadino, forestale e a questo punto anche minacciato come rappresentante sindacale che, pur essendo in aspettativa e perfettamente legittimato a fuggire in luoghi sicuri, come hanno fatto tanti, ha solo cercato di fare il proprio dovere e riferito la verità dei fatti, cosa che ogni Uomo delle Istituzioni dovrebbe invece fare;

Mi preme inoltre informare che il Comando Provinciale e Regionale del CFS dell’Aquila, la sala operativa del 1515 e diversi colleghi sapevano che stavo lì operando perché avevo dato loro la mia disponibilità e che al momento in cui ho fatto le dichiarazioni contestate l’ultima cosa che avrei mai pensato di fare, per parlare di quel che avevo visto e stavo vivendo, era quella di chiedere un’autorizzazione a Superiori che in quel momento avevano ben altro da fare.

Mi sento la coscienza pulita e ho la serenità di chi è nella convinzione di aver contribuito con l’Uniforme del Corpo forestale dello Stato a salvare delle vite umane (abbiamo estratto vive dalle macerie almeno 7 persone), il che vale molto ma molto di più di una contestazione condizionata e forzata da attenzioni diverse rispetto al bene comune celandosi dietro un azione che vorrebbe far credere di difendere l’onorabilità del Corpo forestale dello Stato (di cui con orgoglio rivendico l’appartenenza), che si basa su presupposti pretestuosi, che evidenziano ancor di più l’avversione verso chi è incline, seppur nel limite del possibile, a fare in ogni situazione il proprio dovere. Avversione verso un sindacalista abbastanza critico rispetto a come viene gestito il CFS ed il Soccorso Pubblico, innescata da soggetti molto interessati ad anteporre il proprio potere personale alla vita e alla dignità delle persone, da chi non può aver idea di cosa sia veramente avvenuto in quei momenti e che cosa possa essere l’esistenza di chi è terremotato, purtroppo concretizzata da un Dirigente che si deve assumere la responsabilità, per conto terzi, di questo vile gesto.

In tutta questa faccenda - nella quale comunque non intendo assolutamente rivestire il ruolo di vittima sacrificale di alcuno - a cui reagirò con le dovute cautele e con la determinazione ed il ruolo di rappresentante sindacale che rivesto per andare fino in fondo a evidenziare chi sta veramente disonorando il Corpo forestale dello Stato, della Protezione Civile e della CISL, ho solo il rammarico di non avere potuto contribuire a salvare tutte quelle altre persone perite sotto le macerie anche per i motivi che ho sopra addotto a cui, se la Giustizia Italiana non darà riscontro, spero proprio provveda a giudicare a suo tempo il Padre Eterno.

Questo è ciò che ho da dire in merito alle contestazioni rivoltemi e al contesto in cui sono scaturite che mortificano la mia persona e che stanno infangando ed umiliando i Cittadini dell’Aquila e delle zone terremotate con tutta una serie di atti ed omissioni non più tollerabili chiedendo alle SS.VV. un intervento, per quanto di competenza, per prendere provvedimenti affinché questo atto ingiustificato e denigratorio della mia persona e del mio ruolo di rappresentante dei lavoratori del CFS venga censurato e affinché nella gestione del Sisma in Abruzzo vi sia più trasparenza ed onestà.

Distinti saluti

Il Coordinatore Nazionale CISL CFS
Pier Giorgio Cortesi


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L’Aquila 29 aprile 2009
All’Ispettorato Generale del CFS
Divisione 13^
Via G. Carducci 5
00187 ROMA


Oggetto: Ispettore Superiore Forestale Pier Giorgio Cortesi - Contestazione ex art. 103 del D.P.R. 10.1.1957, n. 3.


In relazione alla contestazione rivoltami da codesto superiore ufficio, Prot. N. 1045 Ris del 17 aprile 2009 e notificatomi in data odierna comunico che le dichiarazioni a cui si fa riferimento sono state rilasciate in un momento di forte tensione emotiva e drammaticità.

Mi trovavo in divisa poiché era l’unico indumento che ho potuto indossare in quel momento considerando che la mia abitazione è all’interno completamente distrutta.

Che le affermazioni fatte non sono rivolte ad alcun Organo Istituzionale ma riferite ad una situazione rispecchiante l’effettiva realtà del contesto, che era drammatico pervaso dalla disperazione e confusione.

Inoltre affermo che quanto espresso non è mai stato fatto qualificandomi come dipendente del CFS ma come semplice cittadino, terremotato e soccorritore sebbene in uniforme del Corpo a cui appartengo e, faccio presente, in distacco sindacale.

Distintamente
Ispettore Superiore
Pier Giorgio Cortesi



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