Tuesday, October 06, 2009

AMARCORD ****SETTEMBRE 1946 *** IL PANINO CON L’ACCIUGA E IL BIGLIETTO NON PAGATO SUL TRENINO DELLA FEA ***


(Nella foto una delle vetture tranviarie della FEA)----------------
Pescara era ancora divisa in due dal fiume nonostante la guerra fosse finita da un anno. Il ponte che si chiamava "DEL LITTORIO”, costruito grazie ai “debiti” morali che Mussolini aveva con D’Annunzio, era ancora un cumulo di macerie sparse tra le due sponde. Ma ai margini del fiume c’erano pontoni con operai che già iniziavano a sgombrare le rovine per riunire i due tronconi della città.L’unico mezzo di trasporto pubblico disponibile, il tram della FEA (Ferrovia Elettrica Abruzzese), funzionava sui due tratti divisi dal manufatto: Pineta Fiume – Fiume S. Silomena.Per attraversare il fiume i genieri delle truppe alleate avevano costruito un ponte di ferro per gli automezzi con due passerelle laterali per i pedoni. Grossi e rumorosi camion militari con i tubi di scarico che sembravano fumaioli e qualche sgangherato furgoncino civile, scampato alla requisizione dei tedeschi, transitavano a senso unico alternato regolato da allegri soldati con l’elmetto bianco ed una fascia al braccio con la scritta MP. Queste scene le vivevo ogni mattina quando, dai primi di settembre del 1946, avevo iniziato a frequentare la Scuola di Avviamento Industriale che si trovava al lato opposto della città, in Via Leopoldo Muzi ed ero costretto a scendere dal tram proveniente dalla Pineta, attraversare a piedi il ponte di ferro e risalire su un altro tram che mi portava fino alla Stazione Centrale. I libri li portavo legati da una molla di bicicletta insieme al panino con dentro due acciughe che mia madre mi preparava la mattina presto, prima di uscire, avvolgendolo in carta paglia, quella che usavano i bottegai per incartare la pasta sfusa.Pescara era già un formicaio che si stava rianimando velocemente dopo il disastro della guerra appena passata. La distruzione era stata dell’80% ma in poco tempo la città dannunziana avrebbe raddoppiato il numero di abitanti passando da poco più di 40.000 a quasi 80.000. La maggior parte dei nuovi arrivati erano pugliesi, molisani, chietini, teramani; insomma la guerra, paradossalmente, aveva favorito una immigrazione di gente attiva (ed anche avventurosa) che avrebbe contribuito di li a poco a qualificare la nostra città come motore della economia regionale.Spesso mi accadeva che durante il lungo tragitto tra casa e scuola, mi prendesse una fame da lupo e mi pappavo il panino verso le 7,30 durante il percorso. Uscivo alle 7, dovevo scendere da San Silvestro alla Pineta a piedi (tre chilometri), prendere il tram alle 7.40, scendere al fiume, attraversare, risalire sul tram ecc. ecc. Mia madre, oltre al panino, mi dava anche i soldi per il biglietto del tram. Ed io, insieme ad altri bricconcelli, per non dire qualcosa di peggio, cercavo di fregare il bigliettaio, sgusciandogli dietro e approfittando della folla per viaggiare a sbafo. Così potevo comprare una pizza dal fornaio e fare anche la mia colazione durante l’intervallo delle 10,30.Avevo sofferto troppo la fame come tanti altri bambini e credo di non aver commesso un grave peccato privando, ogni tanto, di 50 lire l’incasso dell’Azienda FEA, nella quale, dopo molti anni sarei stato assunto (1963) ed avrei lavorato fino al 1996.
www.pescaraonline.net

No comments: