Friday, February 06, 2009

“I RAGAZZI EBREI DI VILLA EMMA A NONANTOLA 1942-1943”***


A PESCARA PALAZZO MEZZOPRETI

Dal 7 febbraio è aperta la mostra “I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola 1942-1943”, ospitata nello spazio Le Cantine dell’Arte di Palazzo Mezzopreti, sede del Conservatorio e rimarrà aperta fino al 14 febbraio, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 ( esclusa la domenica).
La mostra, promossa dalla Provincia di Pescara con la Fondazione Villa Emma di Nonantola (MO), ripercorre attraverso una serie di fotografie la vita di 73 ragazzi accolti a villa Emma e dei loro accompagnatori durante il loro soggiorno a Nonantola, tra il 1942 e il 1943.
La loro storia è profondamente segnata dagli eventi della fine della seconda Guerra Mondiale, in particolare con le persecuzioni naziste ai danni degli ebrei in Germania, in Austria, in Jugoslavia e in Italia, ma anche con la resistenza partigiana e con la grande solidarietà delle famiglie di Nonantola, che non esitarono ad accoglierli nelle proprie case durante l’occupazione tedesca dell’Italia.
Nella primavera del 1942 la Delasem, organizzazione assistenziale degli ebrei italiani, prese in affitto Villa Emma a Nonantola, presso Modena, per trasferirvi un gruppo di 43 ragazzi e 9 accompagnatori e per preparare il loro trasferimento definitivo in Palestina. Inizialmente la villa non era predisposta per accogliere i ragazzi, ma dopo alcune settimane, verificata la necessità del gruppo di stabilirsi a Nonantola per un lungo periodo, venne fornita dell’indispensabile, ed i ragazzi poterono intraprendere una vita ordinata, fatta di lezioni scolastiche e di falegnameria, lavori agricoli, faccende domestiche. La storia dei ragazzi ebrei di Nonantola è però anche una storia di solidarietà e di amicizia che coinvolge la popolazione locale: col tempo, i ragazzi iniziarono a frequentare i loro coetanei dando vita a numerose amicizie con i ragazzi del luogo, che in alcuni casi si sono mantenute fino ad oggi. Nella primavera del 1943 arrivarono a Villa Emma altri 33 ragazzi dalla Bosnia e dalla Croazia. Si trovarono così a vivere a Villa Emma 73 ragazzi e 13 adulti, divisi da profonde differenze culturali e dalla difficoltà di comunicare per via della lingua. L’8 settembre del 1943 non segnò solo la fine della guerra in Italia, ma anche una nuova grande difficoltà per gli ospiti della villa di Nonantola, che con l’occupazione dell’Italia da parte dei tedeschi, furono costretti a fuggire di nuovo per rifugiarsi in parte nel locale Seminario, in parte in casa di artigiani, contadini e commercianti di Nonantola e dei paesi limitrofi aiutati dal medico Giuseppe Moreali e da Don Arrigo Beccari. Dopo cinque settimane, la necessità di sfuggire ai rastrellamenti spinse il gruppo a riprendere la fuga verso la Svizzera aiutati dai contrabbandieri. Si salvarono tutti e la maggior parte di loro, alla fine della guerra raggiunse la Palestina dove vive ancora oggi. L’unico ad essere deportato fu un ragazzo di Sarajevo, Salomon Papo, che dopo un breve soggiorno a Villa Emma era stato ricoverato in un sanatorio sull’Appennino Modenese e il cui nome compare nella lista di un convoglio per Auschwitz, dove morì probabilmente nelle camere a gas.
La vicenda dei ragazzi di Villa Emma rappresenta uno straordinario esempio di generosità degli italiani verso gli ebrei durante l’occupazione tedesca, riconosciuta anche dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale di Israele delle vittime ebree dell'olocausto, che ha onorato l’opera di Giuseppe Moreali e Don Arrigo Beccari, primi due italiani insigniti del titolo di Giusti tra le nazioni e con un albero nel Viale dei Giusti a Gerusalemme.
Negli spazi della mostra, sarà possibile anche assistere alla proiezione del film-documentario I ragazzi di Villa Emma” prodotto da RAI Educational per “La storia siamo noi”


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