Tuesday, March 24, 2009

L’ASSALTO AL CONSOLATO ITALIANO A BENGASI DEL 2006 ***

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Una soluzione tardiva che ancora non ripristina i diritti di un dipendente dello Stato”. Così l’On. Marco Fedi (PD) definisce lo scenario disegnatoli in una risposta alla propria interrogazione dal Sottosegretario agli Esteri, Sen. Alfredo Mantica, in merito alla conclusione della vicenda dell’assalto al Consolato Generale Italiano in Libia, a Bengasi, nel febbraio 2006.

In quei giorni, il Consolato venne assalito da un migliaio di manifestanti che protestavano contro la pubblicazione di vignette satiriche su Maometto, e la protesta – che culminò con 11 morti e 25 feriti – era stata alimentata anche dall’allora Ministro italiano per le riforme, Roberto Calderoli, che aveva indossato una maglietta sulla quale era stampata una delle vignette contestate. All'interno del consolato rimase solo un addetto, l'italo-portoghese Antonio Simoes Goncalves, il quale, contattato telefonicamente da Sky-Tv, dichiarò di essere rimasto per cercare di evitare che i dimostranti entrassero e per poter sbarrare le porte da dentro. Goncavales, che all'epoca prestava servizio presso il Consolato, perse tutti i beni distrutti nell’attacco della folla.

L’On. Fedi ha chiesto pertanto al Sottosegretario Mantica quali iniziative intendesse prendere il Ministero per garantire a Antonio Simoes Goncalves il dovuto indennizzo per i danni subiti.
Il Sen. Mantica ha risposto che “il 18 marzo 2007 è stata ufficialmente presentata alle Autorità libiche, ai sensi delle pertinenti norme internazionali (artt. 31 e 40 della Convenzione di Vienna del 1963 sulle relazioni consolari) una richiesta di risarcimento dei danni, quantificata in 4.590.000 Euro. Tale cifra include il valore delle richieste di indennizzo presentate dal personale all'epoca in servizio presso il Consolato Generale (590.000 euro), tra le quali è stata computata anche quella del Sig. Antonio Simoes Gonçalves (75.500 euro)”. Il Sottosegretario ha tuttavia riconosciuto come “la controparte libica non ha sinora formalmente risposto alla richiesta italiana di risarcimento”.

Il Sen. Mantica ha quindi garantito che il caso del Sig. Gonçalves “figurerà al primo punto dell'ordine del giorno della prossima riunione della Commissione Nazionale per gli Indennizzi, l'organismo appositamente previsto dall'Art. 208 del DPR 18/67 per far fronte a casi simili”. Ancora una volta, però, viene fatto notare che – nonostante il parere favorevole dell’Avvocatura dello Stato a tale istanza – risulta “impossibile al momento per il Ministero degli Esteri prevederne l’esito”.
“Prendo atto del fatto che la vicenda sembri avviarsi a una soluzione – afferma l’On. Fedi – sebbene con un ritardo tale da ledere i diritti di un contrattista al servizio della nostra rete consolare. Ritengo che sarebbe opportuno risolvere la questione senza farsi dettare i tempi dal Governo libico”, conclude il deputato del Pd eletto all’estero.


ADDIO CANDIDO COATITI PROTAGONISTA DELLO SVILUPPO DEI TRASPORTI IN ABRUZZO



Sono stato alle sue dipendenze per tanti anni e mi ha colpito profondamente la notizia della sua morte appresa dai giornali ad esequie avvenute. Candido Coatiti, il “DIRETTORE” è scomparso
improvvisamente nei giorni scorsi senza che nessuno lo sapesse al di fuori dei suoi familiari.
Conosciuto in tutta la regione per aver diretto per molti anni la Gestione Commissariale Governativa della Ferrovia Penne -Pescara e Trasporti Urbani di Pescara (oggi Gestione Trasporti Metropolitani), era un professionista di idee avveniristiche sempre alla ricerca di innovazioni nel campo della mobilità urbana, come nell’architettura d’avanguardia e nella tecnologia dei trasporti pubblici.
Per sua espressa volontà ha preferito andarsene in silenzio ma lascia una traccia indelebile delle sue opere non solo a Pescara ma in tutto l’Abruzzo e in molte altre regioni d’Italia dove ha realizzato importanti opere di edilizia civile. Gli ex collaboratori lo ricordiamo con commozione, affetto e riconoscenza per aver avuto la fortuna di lavorare con lui apprendendo tanti segreti sul complesso mondo dei trasporti.
A volte sapeva essere rigido quando le esigenze aziendali richiedevano la massima concentrazione ma chi lavorava con lui sapeva benissimo che il rispetto delle regole infine premiava tutti con la soddisfazione e la gratificazione dei risultati raggiunti; come quando la Gestione Governativa, tra le prime aziende italiane, ridusse un passivo enorme nel giro di pochi anni.
Altra sua dote rara nell’Italia delle raccomandazioni era la refrattarietà alle pressioni politiche a costo anche di “dispiacere” a qualche pezzo grosso.

Giunto da Bari, sua città natale, negli anni ‘60 fu assegnato, come funzionario del Ministero dei Trasporti, alla direzione della ex FEA passata sotto la gestione del Governo in seguito a fallimento. Iniziò la ricostruzione dell'Azienda con impegno e in breve tempo riuscì a fondere la ex Forlini con l'ex Fea allargando la rete delle linee urbane e istituendo rapidi servizi sostitutivi della ferrovia Penne Pescara.
Il suo costante impegno fu sempre rivolto alla modernizzazione dei servizi introducendo per la prima volta in Abruzzo la meccanizzazione dei biglietti e la razionalizzazione dei servizi tecnici con notevoli benefici per l'utenza.
Ma Candido Coatiti non fu solo il creatore della vasta rete di servizi urbani ex extraurbani nell’area metropolitana Pescarese riconosciuta da tutti all’avanguardia del settore. Dopo aver lasciato per limiti di età la G.G. fu chiamato a progettare e poi a dirigere l’aeroporto Liberi che in pochissimo tempo triplicò il numero dei viaggiatori e si aprì una pagina importante nel trasporto aereo regionale.
Come ingegnere civile realizzò grandi infrastrutture con criteri avveniristici come lo stesso deposito G.G. di Via Aterno, alcuni ponti stradali in zone difficili (Caramanico) e importanti opere pubbliche nell’Italia del Sud.
Non basterebbe un libro intero per tracciare una biografia dell’Ing. Coatiti. La nostra Comunità lo ricorderà non solo per le sue doti di dirigente illuminato ma soprattutto per essere stato un protagonista dello sviluppo della città di Pescara che lui amava ed aveva scelto per viverci e per lavorare. Ai figli Ciro e Maurizio le condoglianze sentite dell’amico Romano Di Bernardo.